Seta – Recensione

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Seta – Alessandro Baricco.

Dopo la lettura e il totale imprinting avuto con “Novecento”, non potevo non approfondire la conoscenza di questo scrittore che riesce a rapirmi con racconti semplici, brevi e bellissimi.

Seta è la storia di Hervé Joncour, un giovane uomo che vive in Francia, a Lavilledieu, con la moglie Hélène. Per la maggior parte del tempo (e del racconto), Hervé  semplicemente si guarda vivere, senza ambizioni, desideri o aspirazioni. Solitamente fa ciò che gli altri gli dicono di fare, ma non per questo si sente succube di altri o del destino: a lui va bene così, fin tanto che non insorgono problemi e la sua vita ristagna tranquilla come l’acqua di un lago in un parco.

“Era d’altrone uno di quegli uomini che amano assistere alla propria vita, ritenendo impropria qualsiasi ambizione a viverla. Si sarà notato che essi osservano il loro destino nel modo in cui, i più, sono soliti osservare una giornata di pioggia”.

Siamo intorno al 1860, e Hervé alleva bachi da seta per potersi permettere uno stile di vita più che dignitoso per se’ e la moglie Hélène. Ma poi accade qualcosa: un’epidemia fa ammalare le uova dei bachi da seta, rendendole inutilizzabili in tutta Europa. La routine di Villadieu si rompe e Hervé parte per un lungo viaggio verso quella che chiamano ‘la fine del mondo’. L’incontro col Giappone è mistico e misterioso, tanto quanto la presenza di una ragazzina che stranamente non ha gli occhi a mandorla. Qualcosa fa breccia nel cuore e nei pensieri di Hervé, che forse per la prima volta nella sua vita esce dal seminato, in cerca di qualcosa che neanche lui comprende.

Il richiamo verso l’Oriente è come il canto di una sirena, che ha fatto breccia nella sua anima e lo accende di interesse, di curiosità (di passione?).

Non sta a me svelarlo, ma qui c’è un piccolo suggerimento per i più curiosi, estrapolato da un ben più caldo susseguirsi di parole, immagini e descrizioni:

“signore amato mio, non aprire gli occhi, non ancora, non devi aver paura son vicina a te, mi senti? sono qui, ti posso sfiorare, è seta questa, la senti? è la seta del mio vestito, non aprire gli occhi e avrai la mia pelle”.

Cosa vi viene in mente pensando alla seta? A me non  certo i bachi. La seta è morbida, liscia, scivolosa. Di seta sono le vestaglie da notte, le calze, i completini intimi, gli abiti più eleganti e raffinati. Così, ciò che inizialmente per Hervé rappresenta soltanto il pane che gli permettere di vivere, assume man mano e sempre di più il significato di qualcosa di prezioso e di un po’ proibito, di qualcosa che per la prima volta lo conduce nella dimensione del desiderio, che lo porta a fare una scelta al di là di ogni imposizione esterna.

Non c’è un finale scontato, e quello che sembrava in realtà non è.

Ho amato questo libro tanto quanto “Novecento”, e dietro suggerimento di Judith credo proprio che supererò la paura che mi attanaglia da anni e guarderò entrambi i film tratti da questi due bellissimi libri di Baricco ^_^

Buona lettura a tutti.

15 pensieri su “Seta – Recensione

    • ilblogsenzafaccia ha detto:

      Devo consigliarmi altri libri che ti sono piaciuti allora 😋 in queste vacanze natalizie ho intenzione di leggere quanto più possibile…non vedo l’ora 😊

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        • ilblogsenzafaccia ha detto:

          L’alchimista è uno di quei libri di cui dico sempre “voglio leggerlo”, ma poi puntualmente vado in libreria e mi perdo portando a casa tutt’altro 😂

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          • ilblogsenzafaccia ha detto:

            Direi che fa per me…appena trovo dei punti fermi, mi crollano sotto i piedi e devo arrabattarmi per trovare nuove strade continuamente…Sì, è decisamente il libro che fa per me 😋

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          • Judith ha detto:

            Io penso che sia proprio una questione di “artitudine personale” quindi sto anche io iniziando a pensare che mi sentirò cosii per sempre. Allora ho deciso di fare buon viso a cattivo gioco e cercare solo di vivere per l’istante presente (tendendo ad una progettialità e lungimiranza minime e indispensabili) e pensando che io non sono “quel che faccio” forse non sto facendo il lavoro dei miei sogni, però questo non mi impedisce di fare quello che mi piacerebbe come hobby, il che è quasi un compromesso, ecco (giusto per autoconvincersi)

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          • ilblogsenzafaccia ha detto:

            Si, è molto simile al percorso che ho intrapreso io, nel senso che cerco di accogliere ciò che mi arriva giorno per giorno dalla vita, dalle persone che ho attorno, e non voglio fare troppi piani o comunque piani troppo strutturati. Sto cercando di percorrere la strada che riesce a farmi essere felice un pochino ogni giorno. É ovvio che ci sono giornate (e botte assurde) che radono al suolo ogni mio migliore intento. Però, alla fine, è la strada migliore che ho percorso fino ad ora e voglio continuare a seguirla ancora un po’ per vedere dove porta nel breve/medio periodo. Ho smesso di dire:”sarò felice quando….”. Preferisco esserlo un pochino ogni giorno anche se non ho la certezza che lo sarò per sempre…ma d’altronde chi può darmela quella 😅 a gennaio di quest’anno ho dovuto cominciare da capo la mia vita, ed è ovvio che rimettersi in gioco completamente destabilizzi…spero di riuscire, di trovare nuovi amici, e poi il resto si sistemerà. Intanto mi godo la musica o la lettura o la scrittura anche se magari non saranno mai il lavoro della mia vita 😋 ps: scusa il poema….sono una ragazza silenziosa ma quando scrivo diventi logorroica😂 mi manca un po’ di capacità di sintesi 😋

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          • Judith ha detto:

            No, che scusa..Anzi, mi fa molto piacere leggerti. Soprattutto perche’, come avrai intuito, siamo simili su molti aspetti ed e’ bello confrontarsi ( e tranquilla, anche io ho la tendeza ad essere logorroica – sia quando scrivo che quando parlo). Arriva un momento in cui ti rendi conto che la felicita’ non e’ una meta, e che si e’ sempre in tempo per sperimentarla. Che si puo’ riuscire a trovare qualcosa di buono in tutto. Che se anche un’occasione e’ perduta ce ne saranno tante altre. Ed anche che qualunque situazione per quanto sia bella o per quanto sia brutta e’ una fase che purtroppo o per fortuna passera’.

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          • ilblogsenzafaccia ha detto:

            La cosa dannatamente vera è che dalle peggiori situazioni della vita siamo capaci di rinascere come fenici e diventare migliori (non tutti e non allo stesso modo, ma diciamo che in linea di massima è un assunto che va bene per tanti). Però quando ci sei dentro, non vorresti essere lì e vorresti che il tempo passasse con uno schiocco di dita; ma sarebbe come entrare in un banco di nebbia e correre sfrenatamente per uscirne….è la volta buona che prendi in pieno un albero che non avevi visto e ci resti secco 😂 si, il bello della felicità é che non puoi raggiungerla e sguazzarci dentro per anni, anche perché poi perderebbe il suo fascino e dopo un po’ neanche ti renderesti più conto di essere felice. Peró se cerchi di rispettare te stessa e di migliorarti, e se riesci a circondarti di persone “giuste”, la felicità arriva ogni tanto, come una bella sorpresa che non ti aspetti, e capisci che è valsa la pena lottare per te stessa e contro ciò che non ritenevi giusto per te. Devo ammettere che é molto faticoso lottare, non arrendersi, non accontentarsi, tenere alta la speranza quando prendi qualche batosta…ma credo (e spero) che darà i suoi frutti 😊

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          • Judith ha detto:

            Hai perfettamente ragione, nelle situazioni peggiori ci ritroviamo a tirar fuori una forza che nemmeno immaginavamo di avere. Bene o male, ai nostri tempi, sempre riusciamo a risollevarci. E questo e’ magnifico. E vedrai che certamene quello che stai coltivando ora fruttera’ perche’ tutto, tutto torna ( in bene o in male). Forse in questo priodo della tua vita devi solo avere pazienza e soprattutto andare avanti a dare comunque del tuo meglio. ( perche’ se ti arrendi hai perso in partenza)

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