Invasioni

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E’ ormai risaputo che la nostra libertà finisca dove inizia quella altrui. E’ un po’ come se ognuno di noi fosse al centro di un cerchio, esattamente come i giocatori di calcio della Playstation: se qualcuno entra nel tuo cerchio, commette fallo. Qualcuno che possa entrare all’interno del nostro cerchio esiste, ma soltanto nel momento in cui glielo permettiamo: solo in questo caso non è considerato fallo.

Ok, lo devo ammettere, il mio cerchio forse è un tantino più grande rispetto ad un qualsiasi altro cerchio, ma non posso e non voglio farci niente. Quando ero più piccola, l’area del mio cerchio era talmente sconfinata che le persone intorno dovevano urlare per riuscire a comunicare con me; era un’arena talmente vasta che dovevo sforzare terribilmente gli occhi per vedere cosa ci fosse al di là, tanto che adesso mi ritrovo ad essere miope da entrambi gli occhi.

Crescendo mi sono accorta che così proprio non andava, e allora mi sono impegnata e ci ho lavorato, tanto da rendere il mio cerchio poco più grande di un hula hoop.

Peccato che poi abbia dovuto fare i conti con chi ha approfittato di questa vicinanza, con chi non ha avuto rispetto del mio spazio, pensando di poterci fare tutto quello che voleva.

E quindi eccomi qui, costretta a riprendermi il posto di cui ho sempre avuto bisogno, sparando a vista ai possibili invasori se necessario.

So bene quali siano gli atteggiamenti che non posso sopportare, quegli atteggiamenti che  rischiano di invadere il mio territorio. Ma per quanto io possa essere preparata su quello che mi riguarda, mi sento inesperta per quanto concerne lo spazio altrui. Quando mi trovo in un momento di difficoltà, uno di quei momenti in cui avrei soltanto voglia di starmene sdraiata per giorni a crogiolarmi nell’apatia più totale, sono solita ringhiare, lanciare occhiate fulminee e nascondere il mio sguardo alle irruzioni altrui. Ma non vedo mai gli altri comportasi in questo modo…immagino che abbiano modi più eleganti ed efficaci per tenere alla larga le persone…ma quali sono?

Mettiamo che ci sia una persona che vi è molto cara, e che questa persona stia attraversando uno di quei “simpatici” momenti che la vita ti regala senza che tu glielo abbia chiesto, uno di quei periodi infiniti e senza mezze misure, da cui puoi uscire in frantumi oppure più forte di prima. Mettiamo che voi vi foste accorti di questo temporale e vogliate star vicino a questa persona: come lo fareste?

Le chiedereste se ha voglia di parlare? – Io credo che se ne avesse voglia lo farebbe, e non avreste bisogno di domandarlo.

Cerchereste di darle dei consigli? – Io credo che le esperienze di vita di ciascuno siano talmente soggettive e particolari da non poter essere equiparate in nessunissimo caso.

Direste semplicemente “se hai bisogno ci sono” e poi aspettereste nell’ombra? – Chissà che quella persona non pensi che avete onestamente svolto il vostro compitino e che in realtà non ve ne importi un bel niente.

Avverto la presenza di margini aleatori e sottilissimi tra il rispetto degli spazi altrui e la barbara invasione di quegli stessi spazi. Servirebbero le istruzioni, ma so che non esistono. Dovrei trovarla da me la soluzione, il punto di incontro, ma ho troppa paura di far male e farmi male.

7 pensieri su “Invasioni

  1. Ehipenny ha detto:

    Anche il mio cerchio un tempo era sconfinato, ma l’opera di riduzione sta procedendo…
    Per la domanda che hai posto, se tengo a quella persona regalo un consiglio, buttato lì, in modo che possa decidere se ascoltarlo o meno 🙂

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  2. Gæd ha detto:

    Se non ci stiamo vicini proprio nei momenti no, allora a che serviamo?
    Detto questo la terza mi sembra più giusta, dire che ci siamo e fare in modo che l’altro capisca la sincerità.
    Comunque mi piace molto la similitudine col cerchio!

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  3. namida ha detto:

    Prima di tutto devi capire se vuoi veramente essere d’aiuto all’altra persona o se lo faresti per altri motivi (te lo dico perché io mi sono resa conto che spesso mi trovo ad agire più per dimostrare qualcosa che non per reale voglia)

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    • namida ha detto:

      Vent’anni che sto su wp e mi è partito il commento per sbaglio; immagino ci sia sempre una prima volta ahah. Comunque.. proseguo.
      Poi se lo vuoi fare perché ci tieni sul serio, il passo seguente dipende molto dall’altra persona. Ad esempio a me non basta che una persona dica “guarda che se vuoi parlare, ci sono”.. perché di solito faccio tantissima fatica ad iniziare i discorsi, preferisco sia l’altro a prendermi per manina e aiutarmi a parlare. Però ci deve essere un equilibrio perché se mi sento costretta ad esprimermi allora mi chiudo ancora di più a riccio.. uff sono troppo complicata, lo so. In ogni caso credo l’aspetto più importante sia riuscire a dimostrare che si è realmente interessati a voler fare da sostegno o anche solo esserci, per uno sfogo ecc.

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      • ilblogsenzafaccia ha detto:

        Sì, sta proprio lì la difficoltà, nel trovare il perfetto punto di equilibrio…si rischia sempre di fare troppo oppure troppo poco. Sì, forse entrare un pochino nell’argomento, anche se solo in modo vago, potrebbe farmi capire se l’altra persona non ne parla perché non ha lo spunto, oppure se proprio non le va di parlarne…proverò 😅

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  4. massimolegnani ha detto:

    farei finta di non notare il suo disagio e le parlerei con apparente noncuranza di qualcosa di semplice ma non banale (la forma di una nuvola che sta attraversando il cielo, la golosità dei merli che becchettano solo le ciliegie più belle lasciando a noi le altre). Insomma la prenderei alla lontana per aggirare difese, farla aprire e solo dopo affronterei temi più seri come i motivi del suo malessere.
    ml

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