Chi lo vuole il Principe Azzurro!

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Capita anche a voi di alzare istintivamente gli occhi al cielo quando sentite una donna vantarsi del fatto di vivere esclusivamente in funzione del proprio compagno o dei propri figli?

Che poi tutto sommato non sembrano far male a nessuno: si prendono cura di altre persone, si sentono realizzate all’interno di determinati rapporti, e ne sono felici.

Dall’alto della mia decennale esperienza, mi viene da azzardare che in realtà di male ne fanno moltissimo a loro stesse.

Non sarebbe giusto fargliene una colpa (anche se personalmente me ne faccio tutt’ora), ma sicuramente forniscono uno spunto di riflessione su un problema (perché di problema si parla) che serpeggia indisturbato tra le nostre menti come fosse qualcosa di totalmente scontato e naturale. Il fatto è che fra le etichette, gli incasellamenti e le trappole culturali che da sempre immobilizzano sogni ed aspirazioni del genere femminile, la più pericolosa è probabilmente proprio quella del “Principe Azzurro”, ovvero l’idea, ormai cementata nella società moderna, per cui ogni donna, per essere felice, debba necessariamente trovare l’uomo giusto.

Non che questo sia un male in sé, tutt’altro. Io stessa devo ammettere che la vita in due può essere davvero meravigliosa. Ciò che di sbagliato c’è, è l’assunto secondo il quale senza un uomo al suo fianco (oppure senza un figlio da accudire o senza una carriera invidiabile), una donna non possa dirsi mai completa e quindi felice. È un po’ come se la società insinuasse costantemente che una donna non possa mai ed in nessun caso bastare a sé stessa.

Da che mondo è mondo, ci hanno sempre fatto credere che l’uomo (in quanto essere umano di genere maschile) ‘non deve chiedere mai’, se a 50 anni è ancora single mantiene comunque un certo fascino che gli spiana una strada costellata di nuovi incontri e occasioni. Per la donna no, tutto questo non vale. Se una donna è ancora single e non realizzata entro i 40 anni, viene additata come la “poverina che nessuno si piglia”, quella che “finirà a fare la gattara”, quella che “sta perdendo gli ultimi anni preziosi per poter mettere al mondo un figlio”, quella che “rimarrà zitella”.

Nel corso dei secoli ci hanno convinte che una donna non abbia valore (o comunque ne abbia molto poco) se non si trova all’interno di una relazione. E allora noi aspiranti principesse cresciamo con il preciso intento di trovare l’uomo perfetto per noi, quello in grado di renderci felici. E i cartoni animati, costellati appunto di principesse in trepidante attesa del loro “Azzurro”, non fanno altro che rimarcare il concetto per renderlo ben chiaro ed indelebile fin dalla tenera età. Per Cenerentola, Biancaneve o anche la più moderna Rapunzel, l’equazione è sempre la stessa:

Principessa infelice + Principe Azzurro = Un ‘Per Sempre’ felici e contenti.

Credo che più in generale l’errore stia nel mettere la nostra felicità nelle mani di qualcun altro al di fuori di noi. Che poi questo qualcuno sia un fantomatico Principe Azzurro piuttosto che un’amica o un figlio, poco ci interessa. La convinzione che nel mondo esista qualcuno in grado di renderci felici, ci porta ad instaurare rapporti instabili e poco equilibrati, perché deve essere chiaro: nessuno può renderci felici se non lo facciamo noi. In una moderna relazione tra adulti, accade spesso che la donna torni ad essere la bambina capricciosa di un tempo (perché tutte, chi più chi meno, abbiamo fatto qualche capriccio quando eravamo piccine), e intrappoli di conseguenza il proprio compagno in un ruolo che non si è scelto e che non gli spetta: perché solo noi sappiamo cosa può renderci felici, e non possiamo pretendere che qualcun altro ci legga nel pensiero o che addirittura faccia tutto quello che ci aspettiamo. Ci aggrappiamo all’altro e lo riempiamo di richieste e di problemi. “Se non sono felice, la colpa è tua”. Certo, il nostro partner o i nostri figli possono largamente contribuire alla nostra felicità, ma non possono e non devono essere la nostra unica fonte di gioia.

Credo quindi che sia fondamentale acquisire una certa autonomia all’interno dei rapporti, e lo si può fare se prima impariamo a costruirci una personalità che sia forte abbastanza e a lavorare sulla nostra autostima.

È importante viversi tutto ciò che ci circonda, e non relegarsi all’interno di un singolo rapporto. In un mondo fatto di milioni di sfaccettature, entrano in gioco i rapporti familiari e di amicizia, lo sport, le passioni, i bisogni, i desideri. Ciò che è esterno alla relazione, non dovrebbe essere considerato come un qualcosa di minaccioso per la relazione stessa, e invece mi rendo conto che spesso è così che viene inteso.

Probabilmente poter incolpare qualcuno (che non siamo noi) della nostra infelicità, ci rende più sicure e meno spaventate; ma si tratta solo di una vittoria apparente, perché finché non ci assumeremo la responsabilità dei nostri sentimenti, dei nostri desideri e delle nostre capacità, non potremo mai essere davvero felici.

O almeno io credo che sia così.

6 pensieri su “Chi lo vuole il Principe Azzurro!

  1. Occhistellata ha detto:

    I legami veramente ‘sani’ sono quelli paritari in termini di individualità, realizzazione e rispetto. Annullarsi per l’altro è sbagliato, a maggior ragione se non ce ne si rende conto. Vivere in funzione di un altro, pensando che sia tutto ció di cui si ha bisogno per essere felici è deleterio per se stessi. Ognuno di noi ha una missione, dare valore a se stessi è il primo passo per condividere la vita con qualcuno. Almeno questo è il mio pensiero.

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  2. Mr.Loto ha detto:

    Bisogna anche considerare che non tutti sono portati per la vita di coppia. Questo vale sia per le donne che per gli uomini. Quindi non c’è nulla di male nel restare single, l’importante è non violentare la propria natura e seguire le proprie inclinazioni. Se poi si trova la felicità stando insieme ad un’altra persona ben venga ma di questi tempi è sempre più difficile instaurare rapporti duraturi, Alcune persone tendono a dominare il proprio partner e, peggio ancora, non ne hanno rispetto. In questo caso meglio restare single.
    Un saluto

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