Le persone sbagliate, e quelle giuste

amicizie-Non-instaurare-amicizie-inutiliQuando si ha poca autostima, è facile attrarre le persone sbagliate. Non che siano “sbagliate” in assoluto, ma sicuramente lo sono per noi.

Quando avevo diciassette anni, odiavo la mia vita. Non c’era niente, o quasi, che andasse per il verso giusto. E non parlo di semplice crisi adolescenziale, ma di mattoni ben più pesanti come il bullismo, la depressione, la solitudine, la violenza. E’ stato scontato, dalla ragazzina piena di problemi quale ero, diventare la persona ansiosa e priva di certezze che sono diventata. Odiavo me stessa anziché odiare che mi faceva del male, e mi aggrappai alla prima relazione che mi permise di intravedere una via di fuga da quella vita che consideravo sporca e desolante.

Ebbi l’occasione di ricominciare: un nuovo amore, una nuova città, dei nuovi amici.

La verità è che non scelsi consapevolmente nessuna di queste cose; l’unica decisione che presi, fu di lasciarmi alle spalle in blocco tutto quello che mi ero portata dietro per diciassette anni: qualsiasi cosa troverò, pensai, non potrà essere peggiore di quello che ho lasciato.

Ma allora ancora non sapevo che del passato non ci libera semplicemente facendo finta che non sia mai esistito, perché i problemi, le mancanze e le insicurezze rimangono ancorati dentro di noi ovunque decidiamo di andare.

Da allora, mi ci sono voluti quasi dodici anni per capire che la nuova vita che mi ero costruita era tutta una finzione. Tranne l’affetto che provavo per le persone che la abitavano, quello era reale e sincero.

Nonostante i legami affettivi mi avessero impedito di fare un ragionamento razionale per tutto quel tempo, ad un certo punto sentii che mi stavo ammalando e che i pericoli da cui ero scappata dodici anni prima stavano tornando a minacciarmi. Per impedirlo, ho dovuto fare una scelta consapevole e matura, la stessa che a diciassette anni non ero stata in grado di fare. Ho dovuto prendere coscienza di ogni mia debolezza e di ogni mia paura, e con il cuore in una mano e il cervello nell’altra, ho deciso di passare in rassegna una ad una le persone che mi circondavano. Mi ero adattata e modellata a loro piacimento, e questo aveva fatto sì che la vera me restasse nascosta sotto quintali di sensi di colpa, parole accondiscendenti e forzature. Portarla alla luce ha naturalmente allontanato tutte le persone che non erano affatto interessate a me e alla mia felicità.

E’ stato difficile, ma essenziale. Nonostante le lacrime e la fatica, so che lo rifarei ancora e ancora.

Per quanto possa spaventarci, dovremmo sempre domandarci se le persone che abbiamo accanto contribuiscano alla nostra felicità, se tengano realmente a noi o meno, se ci stiano accanto per chi siamo o soltanto per comodità. Allontanare anche solo una delle persone che non ci apprezzano, può aiutarci ad essere più liberi, a ritrovare noi stessi se ci eravamo persi, e a valutare la nostra vita da una nuova prospettiva. Provateci.

 

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Chiediti come stai

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“Come stai?”

Credo che sia la domanda più gettonata in un ristretto ventaglio di opzioni disponibili quando si incontra qualcuno che non si vede da molto tempo, e di cui non ricordiamo quasi più niente.

E quella domanda la pronunciamo con entusiasmo, col sorriso, come se ci importasse davvero. Eppure, da qualche parte dentro di noi, sappiamo benissimo che se davvero ci fosse interessato, quella persona l’avremmo cercata prima e non ci saremmo ridotti a domandarglielo soltanto dopo averla incontrata incidentalmente.

Ma non è neanche il caso di farsene una colpa: nella vita si cresce, si cambia, si sbaglia, ci si allontana, e se capita di avere incontri del terzo tipo con le persone che hanno abitato il nostro passato, forse è preferibile un “come stai?” di troppo alla totale indifferenza.

La cosa paradossale, in tutta questa faccenda, è che quel “come stai?” lo rivolgiamo spesso alle persone che non fanno più parte della nostra vita, raramente a quelle che ne fanno parte, ma mai a noi stesse.

“Perché tanto con me stessa ci sto tutto il giorno, in ogni secondo, in ogni istante; so come sto senza domandarmelo”

“Non mi manca niente, perché dovrei perdere tempo con certe domande?”

“Adesso ho da fare, se c’è qualcosa che non va, ci penserò dopo il lavoro, la spesa, dopo aver preso i bimbi all’asilo, averli portati in piscina e aver steso la lavatrice”.

E’ incredibile come cerchiamo continuamente di scappare dalla domanda più semplice e fondamentale di tutte.

Ogni volta che le esperienze, brutte o belle che siano, mi hanno insegnato qualcosa, sono caduta in una specie di trance che a volte è durata anche settimane, durante le quali mi sono data ininterrottamente dell’idiota per non aver capito prima, per aver buttato anni inutilmente, per non essere stata più saggia. E in ognuna di queste occasioni, mi sono resa conto di essermi salvata in extremis, proprio quando un piede già faceva capolino sull’abisso del “per sempre infelice e scontenta”. E tutto questo per cosa? Per una o più mancanze nei miei confronti, per essermi condotta dove in realtà non sarei voluta realmente andare.

Ok gli impegni, i doveri, gli appuntamenti, i problemi e le difficoltà a cui far fronte. Ok gli amici, la nostra dolce metà, i figli, la famiglia. Ognuna di queste cose, ognuna di queste persone, richiede la nostra presenza e il nostro impegno quotidiani, ma non dovremmo mai dimenticarci che NOI siamo la priorità, e che se non ci curiamo di noi stesse, nessun altro lo farà al posto nostro.

Probabilmente, una volta al giorno, sarebbe il caso di ritagliarsi un momento solo per noi, senza interferenze e distrazioni, un momento in cui mettersi davanti allo specchio e chiedersi “Come stai? Com’è andata la tua giornata?”. Al solo pensiero mi sento ridicola e rido come una cretina, quindi non è sicuramente questa la strada giusta per me. Ma una volta ogni tanto, senza impegno, senza specchi o altri oggetti che mi rimandino il mio imbarazzo, sarebbe proprio il caso che mi fermassi a domandarmi se mi sento serena, se il percorso che sto facendo sia o meno quello giusto per me, o se invece io senta la mancanza di qualcosa.

Visto che sono qui, ferma davanti al pc, visto che che mi sono ritagliata questo momento per scrivere, soltanto per me, potrei approfittarne per chiedermi come sto.

Ed è incredibile come tutto il mio corpo cerchi di ribellarsi ad un momento così confidenziale ed importante: all’improvviso sento brontolare lo stomaco per la fame, e a pensarci ho anche sete. Dovrei davvero alzarmi e andare a cucinare qualcosa. Per giunta dopo devo fare anche la doccia. Devo davvero sbrigarmi.

Perché tutti questi freni? Perché una domanda così banale dovrebbe spaventarmi?

Forse è paura. Paura di non sapermi ascoltare. Paura di prendere per me stessa le decisioni sbagliate. Paura di commettere gli stessi errori del passato. Paura di non sapere cosa sia giusto per me.

Ma se penso che domandare a me stessa qualcosa di semplice possa davvero farmi stare meglio, fanculo alla paura e a tutti questi freni!

Ciao, come stai?

Abbastanza bene, grazie. Ultimamente la salute non mi sta aiutando, e la cosa mi genera non poca ansia. Però, a giorni alterni, faccio forza sulla mia indomita speranza e vado avanti con la consapevolezza che i mali in grado di devastarti la vita sono altri. Ho accanto una persona che amo profondamente, che mi fa ridere, che si prende cura di me come nessuno ha mai fatto prima, e che vede di me tutto il bello che io non sempre riesco a vedere. Ho una famiglia un po’ pazza ma di cui non potrei fare a meno, che sento vicina nonostante la distanza. Ogni mattina mi alzo volentieri per andare a lavoro. Se però devo dar peso a quel “ABBASTANZA”, ammetto che qualcosa che mi manca c’è: gli amici. Vorrei trovarne di nuovi, sinceri, leali, e magari perché no, pure simpatici. Questa è probabilmente la cosa che più in assoluto mi manca e che darebbe molto più senso alla mia quotidianità. E se posso permettermi di scavare un po’ più a fondo, non posso nascondere il mio bisogno di trovare, dentro di me, l’amore e la sicurezza che la vita mi ha tolto. La nota positiva, è che su entrambe le cose posso lavorare, senza aspettare che mi arrivi un aiuto esterno da chicchessia.

E voi, come state?

 

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Le domande possono salvarci la vita

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Credo che capiti un po’ a tutti di lascirsi trasportare dagli eventi, giorno dopo giorno, per poi accorgersi che un altro mese ci è passato attraverso lasciandoci quasi invariati. Non sempre riusciamo ad essere presenti a noi stessi e a vivere la vita che vorremmo. Rimandiamo ciò che ci sta a cuore a “Poi”, quel tempo indefinito che viene dopo gli obblighi, i doveri e gli impegni della quotidianità. Prendiamo le nostre necessità e le calciamo in avanti in attesa di trovare il momento giusto per tirare in porta, ma spesso quel momento non arriva mai. E la cosa si fa più grave quando le situazioni in cui ci troviamo invischiati necessiterebbero proprio della nostra partecipazione attiva, di un ragionamento e di una decisione forte. Il fatto è che rimandare a domani ci viene molto più ‘naturale’ e semplice, e raccontarci scuse come “presto andrà meglio” ci basta per lasciare che le cose vadano avanti per inerzia.

Non so voi, ma io ho molta paura di perdere interi anni della mia vita senza neanche rendemene conto, e ancora di più temo di ripetere gli stessi terribili errori di un tempo: è per questo che ho pensato ad un escamotage che potesse tornarmi utile affinchè certe esperienze negative non mi toccassero più, ovvero quello di pormi delle domande.

Ma domande di che tipo? E quando?

Di qualsiasi tipo! Continuamente!

Dovremmo porci domande quando ci capita di sentirci insoddisfatti, ma apparentemente non ne conosciamo il motivo.

Dovremmo porci domande sulla persona che abbiamo accanto da molti anni, quella che abbiamo scelto quando noi stessi eravamo diversi da quello che siamo diventati.

Dovremmo porci domande quando ci troviamo a doverci confrontare con gli altri.

Dovremmo porci domande sulle questioni politiche e sociali, senza darle per scontate, senza pretendere di avere la scienza infusa.

Dovremmo porci domande su noi stessi e la nostra felicità.

Dovremmo porci domande continuamente, come se non ci fosse un domani, per capire, trovare risposte oppure soltanto altri interrogativi.

La domanda “giusta” non esiste, anche perchè una domanda non è fatta soltanto di parole in fila seguite da un punto interrogativo: qualsiasi esperienza, sensazione o reazione istintiva ed imprevista può funzionare alla stregua di un dubbio che ci assale e a cui possiamo decidere di far fronte o meno.

Ad alcuni interrogativi non troviamo una risposta, o quanto meno non senza impegno e fatica. Per altri dubbi invece ci appare ovvia la giusta soluzione.

Le domande peggiori, forse, sono proprio quelle che non vogliamo porci, per paura che facciano tremare le certezze e la terra sotto ai nostri piedi. Eppure dovremmo trovare il coraggio di porle, pena la perdita di anni preziosi della nostra vita e finanche di noi stessi.

Nella mia testa mi appare chiaro e cristallino ciò che vorrei esprimere, ma probabilmente soltanto perchè so ricondurlo ad esatti momenti della mia vita. Quindi ho pensato di dar vita ad una breve serie di post in cui puntare i riflettori su domande specifiche, le stesse che vorrei essermi posta molto tempo fa.

 

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