Chi ha paura della sera?

sentiero

Che io sia strana, ormai è assodato; ma forse è bene ribadirlo per chi non mi conosce e potrebbe imbattersi in queste righe sconclusionate senza capirne il senso.

E nella mia stranezza, c’è qualcosa che mi demolisce, perché azzera la mia volontà e mi rende succube di pensieri e paure immotivate: l’arrivo della sera.

Fino a qualche anno fa, la sera rappresentava la speranza che qualcosa di bello potesse accadere; d’altronde le giornate scorrevano tutte identiche e senza variazioni: sveglia, colazione, lavoro, spesa, rientro a casa. Dal momento in cui varcavo la soglia di casa, potevo sperare in un abbraccio, in una sorpresa, in una novità (anche se puntualmente tutte le mie speranze venivano deluse). Così, sempre di più, devo aver cominciato a perdere quella speranza, e con quella, ogni sera si è gradualmente trasformata in una mera estensione del giorno, con l’aggravante di essere priva di obblighi o doveri che potessero impegnare i miei pensieri.

Non so bene come spiegarlo…è come se l’angoscia si facesse strada dentro di me senza una ragione, e trasformasse in simil-depressione ciò che fino a qualche ora prima era solo un velo di malinconia. Ma non è solo questo: mi accorgo di cambiare lentamente umore, di perdere la “spinta in avanti”, di sentirmi stanca come se non dormissi da giorni. E la cosa peggiore è che vedo trasformarsi in un terribile mostro ogni innocente pensiero che si affaccia nella mia mente.

Per fare un esempio stupido (e permettervi di decifrare il delirio di cui sopra), qualche settimana fa mi sono accorta che un’amica tardava a rispondere ad un mio messaggio. Durante il giorno, il pensiero si sarebbe trasformato in un semplice pensiero logico:”sarà indaffarata, quando vedrà il messaggio mi risponderà”; ma riflettendoci di sera, si è trasformato in un mostro a tre teste:”di solito risponde subito. E se le fosse successo qualcosa? Che faccio, la chiamo? No, meglio di no, non vorrei passare per paranoica. Quasi quasi scrivo al suo ragazzo per sapere se è tutto a posto. E se invece non rispondesse perché ce l’ha con me per qualche motivo? Non avrebbe tutti i torti: chi vorrebbe avermi come amica? Resterò sola per sempre”.

Risposta che tarda ad arrivare = senso di solitudine e pensieri autodistruttivi.

E’ incredibile come la sensazione di poter spaccare il mondo di giorno, si trasformi nel pessimismo più profondo al calar della sera. E’ un po’ come se il mio inconscio tirasse le somme della giornata e mi accusasse di non aver combinato niente neanche oggi, togliendomi di conseguenza ogni tipo di speranza nel domani. Se non ci sei riuscita oggi, perché domani dovrebbe essere diverso?

Poi finalmente vado a dormire, resetto la mia mente passando da sogni catastrofici e deliranti, e finalmente un nuovo giorno pieno di aspettative e speranze ha inizio. Ogni mattina mi alzo con l’illusione di poter “spaccare il mondo”, ma poi non faccio niente di concreto e ricomincia tutto da capo, passando per il tormento serale che prosciuga ogni emozione.

E’ per questo che ho paura del volgere del giorno: temo l’arrivo di quella infelicità immotivata che mi assalirà come ogni sera; e odio quella voglia insensata di piangere e rannicchiarmi sotto le lenzuola, senza nessuno intorno che mi costringa ad interagire col mondo.

Vorrei che la sera tornasse ad essere “speranza” e “possibilità“, e non l’estenuante attesa del giorno seguente. Vorrei smettere di sentirmi fallita, di sentirmi inutile, come se ogni giorno passato fosse soltanto un pezzetto in più, un altro mattoncino di un muro che si fonda sul nulla più totale.