Approfondiamo la ferita da ingiustizia e la maschera del rigido.

Per riprendere le fila del primo post che tratta questa ferita, ricorderemo che le persone che soffrono di ingiustizia sono quelle che non si sentono apprezzate o non credono di ricevere quanto meritano. Vivono questa ferita soprattutto con il genitore dello stesso sesso: hanno sofferto per la sua freddezza e per la sua incapacità di sentire ed esprimersi, oltre che per l’autoritarismo di questo genitore, per le sue critiche frequenti, la sua severità, la sua intolleranza o il suo conformismo.

La reazione del bambino di fronte all’ingiustizia, consiste nel tagliare i ponti con il proprio sentire, credendo, così, di proteggersi: la maschera che si crea in questo caso è quella del rigido.

Le persone rigide sono in realtà molto sensibili, ma sviluppano la capacità di non percepire questa sensibilità e di non mostrarla agli altri, autoconvincendosi che nulla possa toccarle. Cercano la giustizia e l’esattezza ad ogni costo, e sarà diventando perfezioniste che crederanno di essere sempre nel giusto. Credono erroneamente che se qualcosa è perfetto, sarà necessariamente anche giusto.

immagine1

La maschera del rigido si riconosce dal corpo dritto, rigido e il più possibile perfetto. E’ un corpo ben proporzionato, con spalle dritte, larghe quanto le anche. Può accadere che il rigido prenda peso durante la vita, ma continuerà a mantenere un corpo ben proporzionato. Tra tutte le altre personalità, è quella che ha più paura ingrassare e farà di tutto perché non accada. Ha spesso la natiche rotonde e le donne hanno la vita stretta (amano infatti gli abiti serrati in vita e le cinture che la sottolineino).

Fin da bambino, il rigido si rende conto di essere apprezzato più per ciò che fa che per ciò che è. Ecco perché diventa estremamente efficace e incomincia a far da sé molto precocemente. E’ molto ottimista, spesso troppo; crede che dicendo spesso “non c’è problema” le situazioni problematiche si risolveranno più in fretta. D’altronde, fa del suo meglio per risolverle da sé, senza chiedere aiuto a nessuno. Addirittura arriva a volersi curare da sé, senza parlarne con altri, perché ha troppa difficoltà a confessare che può aver bisogno di aiuto.

Teme l’autorità perché, da piccolo, ha imparato che le persone investite di autorità (i suoi genitori in primis) avevano sempre ragione. Quando gli altri sembrano dubitare di lui, vive la cosa come un’inquisizione, alimentando così il senso di ingiustizia che si porta dentro. Per lui il merito è importante, infatti è spesso incline a provare invidia nei confronti di chi ha più di lui e che, a suo avviso, non lo merita.

Chi soffre della ferita da ingiustizia, appare freddo e insensibile nonostante utilizzi spesso la risata per nascondere la sua sensibilità e le sue emozioni.

Non si rende conto di essere ingiusto nei propri confronti, pretendendo troppo da se’ stesso. Vorrebbe risolvere tutto e subito, senza concedersi il tempo di sentire a fondo la situazione e la possibilità di avere ancora qualcosa da risolvere.

E’ una persona disciplinata, che non abbandona un progetto solo perché non ha rispettato i suoi pioani per un giorno o perché c’è qualche cambiamento.

L’emozione più frequente del rigido è la collera, soprattutto nei confronti di se stesso. La sua prima reazione quando è in collera è aggredire qualcun altro, anche se ce l’ha con se stesso. Inoltre ha spesso difficoltà a lasciarsi amare e a dimostrare il suo amore.

E’ incline a paragonarsi con persone che considera migliori e soprattutto più perfette di lui: questo svalutarsi è una forma di ingiustizia e di rifiuto che adopera nei propri confronti.

La più grande paura del rigido è la freddezza. Ha tanta difficoltà ad accettare la sua freddezza quanto quella altrui, e fa del suo meglio per mostrarsi caloroso senza rendersi conto che in realtà gli altri possono trovarlo insensibile e freddo.

Le malattie a cui è più soggetto chi indossa questa maschera sono: il torcicollo (per la difficoltà che ha nel vedere tutti gli aspetti di una situazione che considera ingiusta); i problemi di stitichezza ed emorroidi (perché nella vita ha difficoltà a mollare la presa, e tende a trattenere ogni emozione); i problemi di vista (preferisce non vedere tutto ciò che ritiene imperfetto così non dove soffrire); la psoriasi. Capita che si provochi da se’ problemi come la psoriasi  per non stare troppo bene e non essere troppo felice, il che risulterebbe ingiusto nei confronti degli altri.

Se ci si riconosce in questa ferita, è importante ricordare che il genitore del nostro stesso sesso ha vissuto (e probabilmente vive ancora) la medesima ferita con il proprio genitore dello stesso sesso.

Dannatissima invidia!

invidia2

Normalmente si sente parlare di invidia soltanto in relazione “agli altri”. Pare che siano sempre questi “altri” ad essere invidiosi di noi e dei nostri successi, ad essere sempre in attesa di un nostro passo falso. Mai una volta che qualcuno ammetta di essere invidioso.

Ebbene, io lo ammetto, adesso, qui, davanti a chi mi leggerà.

Adesso sarà scontato (e probabilmente automatico) per molti di voi pensare che sono una cattiva persona. Be’, non importa se questa ammissione può essere il punto di partenza per la mia “guarigione”.

Di invia non si parla mai in termini positivi, perché è ritenuto un sentimento socialmente inaccettabile; eppure si tratta di un sentimento molto naturale e primordiale, che non si può comandare.

Non che io sia felice quando la sento nascere dentro e bruciarmi lo stomaco; ma sto imparando a considerarla come una sorta di indizio che può portarmi a capire cosa c’è dentro di me che non va e che ha quindi bisogno delle mie cure.

Mi sono informata sulla rete e attraverso alcune letture, e ho scoperto che esistono sostanzialmente due tipi di invidia, quella depressiva e quella distruttiva. Io ovviamente vado per la seconda, ca va sans dire, e significa semplicemente che anziché deprimermi quando vedo qualcuno eccellere, mi abbatto e in più desidero che quella persona fallisca, perché se io non posso avere una tal cosa, allora neanche gli altri devono averla.

L’invidia può nascere spontanea addirittura nei primi 6 mesi di vita (legata al rapporto col seno della madre), ma più in generale è generata da profonde carenze affettive o da esperienze di deprivazione subite nell’infanzia. E’ senza dubbio indice di una forte insicurezza e di una bassa autostima (e qui vinco facile).

Non esiste un metodo schematico per “curarsi” da questo sentimento nocivo, ma la strada giusta da percorrere è seno dubbio quella della gratitudine. Capire ciò che di bello abbiamo e imparare ad apprezzarlo, è già un piccolo passo avanti verso la liberazione. Un passo avanti verso la costruzione di una più forte autostima.

Al di là delle “soluzioni” a questo male, per me è già complicato convivere con l’ammissione di colpa, con la consapevolezza di essere una persona invidiosa. Un senso di colpa gigante che si somma ad altre centinaia di sensi di colpa. Ovviamente non lo sono di tutti e tutto: molte delle cose che interessano la maggior parte delle persone, non mi toccano minimamente. Ma ce ne sono alcune, anche molto specifiche, che mi generano un’invidia ed una rabbia incontrollate, tanto da desiderare il peggio per la persona in questione. Lo so, è una cosa bruttissima, e più ne parlo più mi sembra terribile. Ma giuro che quando sento l’invidia montarmi dentro, faccio di tutto per ricacciarla giù, per diventare razionale e costringermi a diventare impassibile (visto che  addirittura contenta non riesco ad esserlo). Questo mi fa sentire dannatamente in colpa, perché penso che dovrei essere felice per le vittorie altrui, visto che a me personalmente non tolgono niente. A livello razionale è tutto più semplice, se 1+1 fa 2 siamo tutti d’accordo e non c’è niente che possa smentirlo; ma quando si parla di sentimenti per lo più ancestrali, la faccenda è tutt’altro che razionale, e necessita di una maturità emotiva che personalmente non credo ancora di padroneggiare.

Vorrei davvero sapere se tra di voi esiste qualcuno come me. Qualcuno che pur apprezzando ciò che ha (perché amo i miei fratelli, perché ho un ragazzo incredibile, perché ho un lavoro stabile), non può fare a meno di provare questo senso di invidia quando vede che agli altri toccano fortune che non si meriterebbero affatto (perché magari non se le sono sudate, perché sono solo state fortunate, perché non sono “brave” persone). E sopra ogni cosa, vorrei sapere se tra di voi c’è qualcuno che è riuscito a superare tutto questo, lasciando a casa il buonismo e la retorica che non mi aiuteranno certo in questa impresa titanica.

Grazie per chi risponderà a questo appello disperato.