Latitanza

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L’estate per me rappresenta in assoluto il periodo più stressante dell’anno. E dire che è sempre stata la mia stagione preferita.

Da 10 anni a questa parte la vivo come una parentesi pesante ed impalpabile allo stesso tempo, in cui i ritmi lavorativi portano via le mie giornate lasciandomi affaticata e stordita, tanto che, paradossalmente, ho l’impressione di non vivere affatto. Non trovo il tempo di svagarmi, di leggere o pensare. Mi limito ad andare avanti spinta da una forza maggiore, e mi sento come se viaggiassi costantemente su un treno veloce che non mi permette di comprendere i contorni del panorama che scorre al di là del finestrino.

Non so se dare la colpa a questo clima di tensione che mi gravita attorno, o se attribuire semplicemente tutto al caso, ma nel dubbio devo comunque prendere atto di certi cambiamenti che mi sento dentro, che mi vedo addosso, e che stento ad accettare.

Con la semplice “accettazione” quante cose potremmo risolvere dentro di noi. Eppure è un meccanismo che non riesco a decifrare e che mi sfugge ogni volta che penso di essere ad un passo dall’afferrarlo.

Ho provato a fare lunghe riflessioni, nella speranza che le mie deduzioni sciogliessero i nodi che mi attorcigliano, ma come disse saggiamente Pascal:“Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce”.

E’ un po’ come se tentassi di farmi passare la paura per i film horror ripetendomi:” Sai che è tutto finto, perché dovrebbe spaventarti?”. Dio solo sa quante volte ci ho (inutilmente) provato.

Un po’ mi affascina e un po’ mi spaventa l’idea di non poter raggiungere e “sovrascrivere” certe convinzioni che mi porto dietro da quando ho memoria. E se la ragione non basta a capire e sciogliere questi nodi, forse è all’esperienza che dovrei ricorrere. Ma se l’esperienza mi terrorizzasse più di quanto un fil horror non riesca a fare?

Temo che per me la via per l’accettazione non sia neanche cominciata.

 

Le domande possono salvarci la vita

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Credo che capiti un po’ a tutti di lascirsi trasportare dagli eventi, giorno dopo giorno, per poi accorgersi che un altro mese ci è passato attraverso lasciandoci quasi invariati. Non sempre riusciamo ad essere presenti a noi stessi e a vivere la vita che vorremmo. Rimandiamo ciò che ci sta a cuore a “Poi”, quel tempo indefinito che viene dopo gli obblighi, i doveri e gli impegni della quotidianità. Prendiamo le nostre necessità e le calciamo in avanti in attesa di trovare il momento giusto per tirare in porta, ma spesso quel momento non arriva mai. E la cosa si fa più grave quando le situazioni in cui ci troviamo invischiati necessiterebbero proprio della nostra partecipazione attiva, di un ragionamento e di una decisione forte. Il fatto è che rimandare a domani ci viene molto più ‘naturale’ e semplice, e raccontarci scuse come “presto andrà meglio” ci basta per lasciare che le cose vadano avanti per inerzia.

Non so voi, ma io ho molta paura di perdere interi anni della mia vita senza neanche rendemene conto, e ancora di più temo di ripetere gli stessi terribili errori di un tempo: è per questo che ho pensato ad un escamotage che potesse tornarmi utile affinchè certe esperienze negative non mi toccassero più, ovvero quello di pormi delle domande.

Ma domande di che tipo? E quando?

Di qualsiasi tipo! Continuamente!

Dovremmo porci domande quando ci capita di sentirci insoddisfatti, ma apparentemente non ne conosciamo il motivo.

Dovremmo porci domande sulla persona che abbiamo accanto da molti anni, quella che abbiamo scelto quando noi stessi eravamo diversi da quello che siamo diventati.

Dovremmo porci domande quando ci troviamo a doverci confrontare con gli altri.

Dovremmo porci domande sulle questioni politiche e sociali, senza darle per scontate, senza pretendere di avere la scienza infusa.

Dovremmo porci domande su noi stessi e la nostra felicità.

Dovremmo porci domande continuamente, come se non ci fosse un domani, per capire, trovare risposte oppure soltanto altri interrogativi.

La domanda “giusta” non esiste, anche perchè una domanda non è fatta soltanto di parole in fila seguite da un punto interrogativo: qualsiasi esperienza, sensazione o reazione istintiva ed imprevista può funzionare alla stregua di un dubbio che ci assale e a cui possiamo decidere di far fronte o meno.

Ad alcuni interrogativi non troviamo una risposta, o quanto meno non senza impegno e fatica. Per altri dubbi invece ci appare ovvia la giusta soluzione.

Le domande peggiori, forse, sono proprio quelle che non vogliamo porci, per paura che facciano tremare le certezze e la terra sotto ai nostri piedi. Eppure dovremmo trovare il coraggio di porle, pena la perdita di anni preziosi della nostra vita e finanche di noi stessi.

Nella mia testa mi appare chiaro e cristallino ciò che vorrei esprimere, ma probabilmente soltanto perchè so ricondurlo ad esatti momenti della mia vita. Quindi ho pensato di dar vita ad una breve serie di post in cui puntare i riflettori su domande specifiche, le stesse che vorrei essermi posta molto tempo fa.

 

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