Negli ultimi anni mi sono resa conto di quanto si parli davvero troppo poco di certi problemi principalmente femminili. Certo, se ti impegni e cominci a setacciare Internet e ad indagare, qualche articolo e qualche forum sull’argomento lo trovi, ma è difficile entrare in contatto con certi argomenti se non sei tu ad andarteli a cercare. Ecco perché vorrei condividere con più persone possibili la mia recente esperienza nella speranza che possa diventare una piccola cassa di risonanza sull’argomento.
Premetto che è più o meno dall’età di 20 anni che ho cominciato, una volta ogni due anni, ad eseguire il Pap-Test preventivo durante le visite di controllo ginecologico. Ho sempre affrontato la cosa come un obbligo imposto dalla mia famiglia e come una sorta di tortura di cui avrei volentieri fatto a meno (data la mia forte insicurezza e la mia dose massiccia di timidezza, tendevo volentieri a scansare visite troppo “intime” come quelle ginecologiche se proprio non indispensabili).
Per 10 anni è sempre andato tutto bene, perché i risultati hanno sempre dato esito negativo (anche se ci ho messo un po’ ad assimilare che in gergo medicale i termini “negativo” e “positivo” avevano significato opposto rispetto a quello che gli viene attribuito nell’uso comune); tanto che avevo cominciato a dubitare che questo fantomatico “papilloma virus” potesse realmente esistere e far paura. Ormai mi sentivo immune, e ogni due anni ripetevo il test per pura scaramanzia.
Questo, fino ad un anno fa, quando l’esito del Pap-Test mi informava che c’era un’anomalia nel mio esame.
Per chi come me fino ad ora non si fosse mai preoccupata troppo di capire cosa fosse questo virus dal nome buffo, riporterò parte di un articolo che mi ha permesso di capirlo in termini molto semplici:
HPV, o Human Papilloma Virus, è un virus che infetta pelle e mucose, nello specifico in zone come vulva, cervice, vagina, ano ma anche gola e bocca. Ne esistono circa 150 tipologie differenti, che generalmente il nostro sistema immunitario riesce a combattere, e di cui 30 sono sessualmente trasmissibili.
Tra queste, circa 12 tipologie di HPV sono definite a “basso rischio” (i più comuni sono HPV6 e HPV11) e sono spesso causa dei codilomi, delle escrescenze molli di pelle che compaiono nelle zone genitali sia maschili che femminili. I codilomi appaiono proprio quando il nostro sistema immunitario non riesce a fronteggiare da solo il virus, e ci avverte tramite queste escrescenze che, nella maggior parte dei casi, scompaiono da sole, altrimenti necessitano di un trattamento adeguato.
Esistono poi circa 15 tipologie di HPV ritenute ad “alto rischio” (tra cui frequenti HPV 16, HPV 18), che possono causare il cancro cervicale, o della cervice uterina, che appunto colpisce il collo dell’utero, un tumore molto diffuso che è bene combattere attraverso la prevenzione e i controlli di routine come il Pap test.
Dal sito alfemminile.com. Vi lascio qui di seguito il link per maggiori approfondimenti: Papilloma Virus – cause, prevenzione e cura
Tornando a me, ecco com’è andata. Il risultato del primo test, effettuato durante una visita di controllo ginecologica, recitava quanto segue: “Lesione intraepiteliale squamosa a basso grado (LSIL)”. A quel punto, dopo una settimana di trattamento con una crema antinfiammatoria, ho ripetuto il test per capire se la lesione fosse ancora presente e, soprattutto, quale fosse il tipo specifico di lesione. E’ stata rilevata la presenza di DNA da HPV (Human Papilloma Virus), genotipo di HPC identificato P3 (ovvero positività ad uno dei ceppi 35,39 e 68). Non scenderò ulteriormente in dettagli e spiegazioni, che potrete tranquillamente trovare anche su internet.
Sul momento sono andata un po’ nel panico, in primis perché non avendo sintomi di alcun tipo sono letteralmente cascata dal pero; e poi perché, non essendo molto informata sull’argomento, ho immediatamente associato HPV a CANCRO. Fortunatamente non è detto, perché a seconda della gravità dell’HPV contratto c’è comunque tempo per correre ai ripari, quando più quando meno. Ho passato settimane a domandarmi come lo avessi contratto, e a domandarlo a tutti i dottori con cui avevo a che fare, ma le variabili sono talmente tante che ho dovuto rinunciare. Avrei potuto prenderlo anche in un albergo, dagli asciugamani non perfettamente disinfettati di un’ospite affetta dal virus che aveva soggiornato in quell’albergo prima di me.
Passando subito alla parte pratica, è stato necessario effettuare una colposcopia, un esame ambulatoriale che permette di individuare eventuali alterazioni a livello della cervice uterina attraverso la visualizzazione ingrandita dei tessuti. Se necessario, in questa sede si effettuano anche biopsie mirate per ottenere analisi più approfondite.
Durante la visita, si sono aperte per me due strade per contrastare il virus:
- fare una biopsia: viene prelevata una piccolissima parte del collo dell’utero e mandata ad analizzare. I tempi di attesa per la risposta sono di circa 1 mese. Se la biopsia conferma ancora una volta una lesione di “basso grado”, non si fa niente: si attende fiduciosi che il virus scompaia da solo (come accade nel 70% dei casi), ma potrebbero volerci anche due anni.
- diatermocoagulazione: conosciuta più comunemente col nome di “bruciatura”, consiste nell’applicazione, tramite un un macchinario, di corrente elettrica ad alta frequenza sui tessuti del collo uterino, limitatamente alla zona da trattare, provocando una lesione simile ad un’ustione, che guarisce però piuttosto rapidamente, perché la stessa diatermocoagulazione provoca la perfetta sterilizzazione della ferita. La zona cauterizzata viene ricoperta da un’escara, cioè da una crosta secca formata da frammenti di tessuto morto, sotto la quale si sviluppa del tessuto perfettamente sano. La diatermocoagulazione è abbastanza dolorosa (ma non così tanto da necessitare anestesia), e potrebbe definitivamente “guarire” il collo dell’utero dall’infezione da HPV.
Sul momento ho avuto un po’ di paura; in primis perché mi ero recata alla visita da sola, pensando che dovesse trattarsi, appunto, di una semplice visita; e poi perché il solo pensiero del dolore fisico mi spaventava a morte. Ma poi non me la sono sentita di convivere con il pensiero fisso che questo virus potesse continuare ad infestare il mio collo uterino senza intervenire minimamente, così mi sono decisa per la diatermocoagulazione. E’ stato abbastanza doloroso, ma devo ammettere di aver affrontato operazioni molto peggiori. Costo: 100 euro circa.
Dopo circa 3 mesi, ho rifatto il test dell’HPV: speravo fortemente di averlo sconfitto definitivamente, e invece era ancora lì. Vi lascio immaginare lo sconforto.
A quel punto, dietro consiglio della mia ginecologa, ho intrapreso la strada del vaccino. Quando me ne ha parlato la prima volta, mi sono resa conto di non averne mai sentito parlare, e la cosa mi ha sconfortata non poco; se esiste un modo per abbassare le probabilità di contrarre l’HPV, perché non se ne sente parlare? Per le bambine intorno agli 11/12 anni di età, questi vaccini sono gratuiti, diventando a pagamento dopo i 18 anni. Per la regione Toscana, il costo è di circa 98 euro per ciascuna dose, per un totale di circa 300 euro (per 3 dosi totali, da somministrare in lassi temporali ben definiti).
Ovviamente, nel mio caso il vaccino non sarebbe stato d’obbligo, ma c’era la possibilità che desse una mano al mio sistema immunitario a debellare quel maledetto virus. E in ogni caso non sarebbero stati soldi buttati: l’HPV non è come la varicella che presa una volta, non si può più contrarre! Tutt’altro!
Quindi ho fatto le prime due dosi del vaccino a distanza di tre mesi l’una dall’altra, e per scrupolo qualche settimana fa ho ripetuto il pap-test. Non potete capire l’immensa gioia nello scoprire che non c’era più! E’ stato un sollievo di quelli grossi: sapere di non avere più un virus che avrebbe potuto dar vita ad un cancro, mi ha davvero rimessa al mondo. Il prossimo mese farò l’ultima dose del vaccino (che, si sappia, non copre tutti i ceppi dell’HPV ma soltanto quelli più “cattivi”).
Se ho scritto questo post è principalmente per “pubblicizzare” questo vaccino: quando si parla di salute, la cosa in assoluto più importante di cui dobbiamo farci carico è senz’altro la prevenzione. Pensare: “tanto a me non succederà mai niente” non vi preserverà da virus o malattie, ma se farete la prevenzione necessaria, potrete certamente trovare presto una cura. So che è faticoso, che prendere appuntamenti e spendere soldi in prevenzione non è proprio il massimo dello sballo, ma in molti casi può salvarci la vita.