La mia ansia – Daria Bignardi

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Questa cosa degli audiolibri mi sta definitivamente sfuggendo di mano.

Nel giro di due settimane ho finito “L’amica geniale” di Elena Ferrante (circa 13 ore di ascolto), “La mia ansia” di Daria Bignardi (circa 3 ore di ascolto), e cominciato “La sovrana lettrice” di Adam Bennett (circa 2 ore di ascolto).

Ormai vivo di audiolibri: li ascolto durante le solite corsette in pineta del lunedì e del giovedì dopo il lavoro, mentre guido in macchina, e anche a casa mentre faccio cose noiose tipo la ceretta o piegare i panni. Mi piace questa nuova abitudine, perchè mi da l’illusione di impiegare il tempo in maniera costruttiva e piacevole.

Non voglio ammorbarvi ulteriormente con informazioni inutili, perciò ecco cosa mi è rimasto di “La mia ansia” di Daria Bignardi. L’ho ascoltato su Storytel, attratta particolarmente dal titolo che ha evocato immediatamente i momenti della mia quotidianità in cui il cervello va in tilt preso dal panico, e non posso fare niente per tranquillizzarlo. L’ansia è davvero una brutta bestia.

Chi ha letto per me questo libro? La stessa Daria Bignardi. E avrei per l’appunto un po’ di remore a riguardo: ho trovato il suo tono di voce troppo basso, troppo delicato, ai limiti della monotonia. Sembra quasi che le sue corde vocali siano lì lì per rompersi quando, in fondo ad ogni periodo, la voce si fa calante e lascia morire il senso del discorso in un flebile filo di voce. E’ stato un ascolto che mi ha affaticato molto. Eppure mi ero detta:”chi meglio della scrittrice stessa può esaltare e dare il giusto senso e accento a ciò che ha scritto”. Un preconcetto che mi si è rivoltato contro.

Di cosa parla il romanzo: è la storia di Lea, una donna prossima alla cinquantina che si ritrova ad affrontare una quotidianità fatta di amori conflittuali, rapporti familiari non sempre facili da gestire, il lavoro, le passioni e la malattia con tutti i pro e i contro che essa porta con se’. Una vita come quella di chiunque altro, penserete. Ebbene sì, è esattamente così. Non ho avvertito alcuna curiosità nel proseguire il racconto, e non so se questo dipenda dalla storia in se’, o dalla difficoltà che ho riscontrato nell’ascolto. Visto il titolo, mi aspettavo di dover condividere l’ansia della protagonista, di riconoscerla e avvertirla forte e chiara , mentre invece l’ho vista far capolino due o tre volte per poi passare in secondo piano. L’ansia non è qualcosa che compare e scompare come per magia: certo può essere più o meno forte, ma non ti abbandona mai. E’ qualcosa che ti attanaglia, che non ti lascia via di scampo e che condiziona la quotidianità in maniera imprescindibile, senza che tu possa avere la minima speranza di diventare padrone della tua stessa vita. In “La mia ansia”, tutto questo non l’ho trovato.

E se devo essere sincera fino in fondo, devo ammettere che la protagonista della storia mi sta pure un po’ antipatica. Non vorrei, però, che questa antipatia sia dovuta ad una sorta di difesa personale: temo che quella Lea mi sogmili molto più di quanto io sia disposta ad accettare. In particolar modo il suo modo di amare mi ha ricordato la me di qualche anno fa, quella convinta che l’amore potesse tutto, anche si trattasse di far sopravvivere (finchè morte non vi separi) un legame totalmente sbilanciato ed insanabile.

Quindi è tutto da buttare? Non proprio. Qua e là sono sparsi degli spunti di riflessione che mi hanno fatto pentire di non poter interrompere la “lettura”, sottolineare e tornarci sopra per approfondire le sensazioni istintive che mi hanno pervaso nell’istante stesso in cui li ascoltavo.

Ricordo distintamente il passaggio che recita “Non si prendono decisioni in tempo di guerra”. L’ho trovato un concetto molto indovinato.

E mi ha colpito anche la parte in cui Lea si rende conto che prima di amare gli altri, prima di pretendere che qualcuno ci ami esattamente come vorremmo, è indispensabile trovare il coraggio di amare se stessi, e per farlo non è sufficiente pensarlo: bisogna dimostrarselo regalandosi del tempo per fare ciò che davvero ci fa star bene.

Consiglierei l’audiolibro? No.

Consiglierei il libro? Non a chi, come me, avesse davvero poco tempo da dedicare alla lettura.

 

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