L’amica Geniale e Storia del nuovo Cognome – Elena Ferrante

Ho appena terminato l’ascolto di “Storia del nuovo cognome”, il sequel de “L’amica Geniale” di Elena Ferrante.

Non avendo molto tempo a disposizione per stare in poltrona a leggere, impegno volentieri i tragitti casa-lavoro con l’ascolto di nuovi libri tramite un’applicazione che li legga per me (Storytell), e questi due romanzi della Ferrante in particolare sono stati davvero una bella scoperta, come non ne facevo da tempo (complice ovviamente la lettura intensa e mai monotona di Anna Bonaiuto).

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Sarà che Napoli è stata un po’ anche casa mia in un lontano passato, sarà che certi modi di fare e di pensare ce li ho talmente cuciti sotto la pelle che, pur non approvandoli, mi viene spontaneo accoglierli con tenerezza perché sanno in qualche modo di famiglia; fatto sta che mi sono talmente calata nella storia di Elena e Raffaella, o per meglio dire Lenù e Lina, da confondere spesso le mie sensazioni con le loro.

Entrambi i libri raccontano la storia di un’amicizia che nasce nel degrado di un quartiere popolare della Napoli degli  anni ’50. Elena Greco e Raffaella Cerullo sono due ragazzine estremamente diverse, una più taciturna ed introversa, l’altra brillante ed intraprendente, ma con un desiderio in comune: diventare qualcuno, sfuggire alla miseria e alle leggi secolari del rione che come in un girone infernale tiene avvinti i suoi abitanti ribadendo giorno dopo giorno che a chi viene dal basso non è concesso sperare in un futuro migliore.

Ho trovato scrupoloso e attento il modo di raccontare della Ferrante, tanto intimo e ricco di metafore calzanti da riuscire a far vedere i colori, sentire gli odori e percepire le sensazioni dei personaggi. Il suo è un racconto per immagini, che mi ha permesso di assistere alle vicende narrate come se fossi lì a spiarle nascosta in un angolo della salumeria o del negozio dello scarparo: mi è sembrato di percepire l’atmosfera del rione, di avvertire l’aria fresca della notte ai Maronti, e poi l’odore forte di bestia del salumificio di Bruno Soccavo a San Giovanni.

Si tratta di una storia di una semplicità disarmante ma che è al contempo ricca di colpi di scena: la narrazione è fatta sempre dalla stessa persona (Elena), ma incredibilmente sembra avere mille punti di vista proprio perché scruta a fondo l’anima di ogni personaggio. E i tratti caratteriali di ciascuno sono talmente curati da lasciar confusi, da non dare modo, così come accade nella vita reale, di poter classificare qualcuno come bianco o nero: chi avevamo dapprima preso in simpatia, si è poi dimostrato odioso, per poi deviare ancora bruscamente verso altre derive e sfumature tipiche delle persone reali, mai uguali a se stesse. Dunque non resta che naufragare in un turbinio di vicende emotive e non che sono capaci di lasciare senza fiato.

Se non si fosse intuito, ammetto chiaramente di aver adorato entrambi i libri della Ferrante. Non vedo l’ora di sapere come proseguirà questa storia di amore e rassegnazione, di legami indissolubili con la terra d’appartenenza e con chi si credeva ormai lontano.

Buona lettura.

 

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L’amica geniale – Elena Ferrante

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Dire di “aver letto” questo libro sarebbe un po’ come barare. Eppure è come se l’avessi fatto, solo che la voce nella testa non era la mia, ma quella di Anna Bonaiuto.

Non potendo dedicare molto tempo alla lettura (almeno non fino a quando la stagione estiva sarà terminata), ho voluto dare una chance agli audiolibri. Non credevo mi sarebbero piaciuti visto che ho sempre preferito leggere in prima persona piuttosto che sentire qualcun altro farlo al posto mio. Ricordo che alle elementari e alle medie non vedevo addirittura l’ora che arrivasse il mio turno di leggere ad alta voce davanti al resto della classe: erano gli unici momenti in cui amavo essere al centro dell’attenzione.

Ma tornando agli audiolibri, devo ammettere di essermi ricreduta. Mi da’ uno strano sollievo rendermi conto che posso ancora cambiare idea; al giorno d’oggi non è cosa da tutti.

L’applicazione per smartphone più famosa per audiolibri al momento credo che sia Audible (di Amazon), ma per puro caso sono incappata in “Storytel” (del tutto simile ad Audible) perchè attratta dal titolo “L’amica geniale” di Elena Ferrante, di cui recentemente mi è arrivata l’eco di una mini serie tv sulla Rai. Ho avviato il mese di prova gratuito, convinta che non avrei proseguito, e invece mi sono scoperta entusiasta nel rinnovare l’abbonamento al costo di 10 euro al mese (che è possibile interrompere in qualsiasi momento).

Durante la prima settimana, “L’amica geniale” è stato il mio fedele compagno durante le corse in pineta dopo il lavoro. Inizialmente sono stata indecisa se proseguire o mollarlo, perché non riuscivo a capire se mi stesse prendendo oppure no. Ma alla fine mi ha preso più di quanto pensassi, tanto che ho cominciato ad ascoltarlo anche durante i viaggi in macchina nel tragitto casa-lavoro-casa.

“L’amica geniale” racconta le storie di vita quotidiana di un “rione” nella periferia di Napoli. Siamo negli anni in cui solo i più benestanti hanno la tv, dove i vestiti sono passati di fratello in fratello, dove l’auto rappresenta un vero e proprio lusso, e dove il peso delle consuetudini sociali è in grado di schiacciare e plasmare le persone sin dalla tenera età senza che neanche se ne rendano conto.

E in una fitta rete di trame singole che si intrecciano per poi separarsi ed incontrarsi nuovamente quando ormai non ce lo aspettavamo, Elena (Lenù) e Lila sembrano le uniche, anche se per brevi momenti di lucidità, a rendersi conto dell’esistenza di rigide imposizioni sociali e credenze così cementate nel bagaglio personale di ognuno da poterlo pilotare come un burattino: ci sono momomenti in cui si sentono perse, soffocate da qualcosa che ancora non sanno definire e che le spinge a scappare con passo incerto; ma poi il richiamo alla quotidianità volgare e cafona del rione, fatta di madri che urlano dal balcone, di “borse nere”, scarpe bucate e povertà, le risucchia nuovamente in una ruota che continuerà a girare fino ad un nuovo punto di rottura.

Assistiamo ad una sorta di danza tra due amiche apparentemente incompatibili e di cui Elena Ferrante fa un ritratto accurato e attento. Non è un caso che, adesso che ho terminato il romanzo, quelle due ragazze mi manchino come potrebbe mancarmi un’amica reale. E questo nonostante non abbia particolarmente amato il finale. O meglio, ad essere onesta, lì per lì ci sono rimasta male, perchè avrei voluto sapere di più, chiudere quel cerchio che era stato aperto nelle prime pagine. Ma qualche minuto dopo la seccatura iniziale, ho dovuto ammettere a me stessa che tutto è risultato assolutamente chiaro anche senza che l’autrice lo spiegasse per filo e per segno.

Mi scuso per questa che, mi rendo conto, è azzardato definire “recensione”. Ma preferisco restare sul vago, buttare lì qualche impressione a caldo e un parere di massima, di modo da non annoiare e non rischiare spoiler.

Consiglierei questo libro: sì.

 

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Storia del nuovo cognome – Elena Ferrante