La ferita da ingiustizia e la maschera del rigido

Siamo giunti all’ultima delle 5 ferite emotive: la ferita da ingiustizia. Questa può essere inferta al bambino dal genitore dello stesso sesso, tra i quattro e i sei anni di età. Nei casi in cui il genitore ha aspettative molto elevate nei confronti del figlio, quest’ultimo può essere vittima di una sorta di blocco emotivo nel momento in cui si rende conto di non poter soddisfare le alte aspettative del genitore, e di non riuscire ad essere perfetto.

La maschera indossata dal bambino per affrontare il dolore causato dalla ferita, è quella del rigido.

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Fisicamente una persona “rigida” presenta un corpo diritto e ben proporzionato, quasi privo di imperfezioni. Anche i movimenti possono risultare rigidi, così come la postura generale ed il portamento, diritto e fiero.

A livello caratteriale, siamo di fronte ad una persona perfezionista, invidiosa, che lascia poco spazio alle emozioni. Cerca di offrire prestazioni che mirano alla perfezione, e trova ogni giustificazione possibile nel caso in cui le sue stesse aspettative non siano rispettate. Ha difficoltà a chiedere aiuto e ricevere in generale, in primis perché non riesce ad ammettere di avere un problema; allo stesso tempo, dubita fortemente delle proprie scelte, e non fa altro che paragonarsi agli altri per capire se è migliore o peggiore rispetto a chi ha intorno. Si sente in difficoltà quando, raramente, si concede ciò che gli piace: questo lo fa sentire in colpa. Non rispetta i propri limiti e chiede troppo a sé stesso. È un tipo molto collerico e freddo, che ha difficoltà a mostrare il suo affetto, il che è strano visto che la sua maggiore paura è proprio quella di trovare, nelle altre persone, la stessa freddezza che lui riserva agli altri.

Le patologie più frequenti in una persona che si è sentita ferita ingiustamente, sono l’esaurimento nervoso professionale, l’anorgasmia (nella donna), l’eiaculazione precoce o l’impotenza nell’uomo, oltre che la stitichezza, le emorroidi, i crampi, i problemi di circolazione, il nervosismo, l’insonnia e i disturbi della vista.

Chi soffre “di ingiustizia” alimenta questa ferita diventando troppo esigente nei propri confronti, non rispettando i propri limiti, e imponendosi di conseguenza molto stress. Un “rigido” è critico e ingiusto con se stesso perché tende continuamente a criticarsi e a non vedere le proprie qualità positive. Dà più peso agli errori che non ai buoni risultati.

La ferita da ingiustizia è in via di guarigione quando la persona che ne soffre si permette di essere meno perfezionista, di fare errori senza andare in escandescenza e, soprattutto, di mostrare la propria sensibilità, senza paura del giudizio altrui.

 

Approfondiamo la ferita da ingiustizia e la maschera del rigido

Se ti sei perso le altre 5 ferite e le rispettive maschere, puoi trovarle qui.

E tu che maschera indossi?

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Si fa tanto parlare di autostima, di come accrescerla e rafforzarla, di quali siano le strategie, i trucchi e le pseudo-magie che dovrebbero, finalmente, farci sentire sicuri ed in armonia con noi stessi e con il mondo circostante.

Non so se anche a voi è capitato di provarci e quali siano stati poi i risultati: per quanto mi riguarda, i miei tentativi sono miseramente falliti.

Poi qualche giorno fa, per puro caso, mi sono imbattuta in qualcosa che mi ha regalato un nuovo punto di vista da cui ripartire.

Un’amica mi ha chiesto la cortesia di acquistare un libro su Amazon per suo conto; una volta messo nel carrello, è comparso il seguente avviso: “con l’acquisto di questo libro, la spedizione è gratuita se raggiungi la cifra di 25,00 euro”. Mi sono accorta che effettivamente mancavano pochi euro, quindi ho pensato di approfittarne per comprare un libricino per me. Tra i libri suggeriti (in base alle ultime letture acquistate e alle tendenze del momento), compariva il libro “Le 5 ferite e come guarirle” di Lise Bourbeau. Ho letto le recensioni degli utenti che lo avevano acquistato, e il responso era più o meno sempre quello:” offre spunti di riflessione molto interessanti, adatto a chi ha intrapreso un percorso di crescita interiore, ma non fornisce alcuna soluzione”. Quindi, incuriosita, ho cominciato a girovagare per il web in cerca di qualche informazione in più, e ho trovato migliaia di riferimenti a queste 5 fantomatiche ferite.

Il succo è questo: molti di noi, in età infantile, hanno subito dei “torti”, se così vogliamo chiamarli, ricavandone in seguito ferite emotive molto profonde che non sono riusciti a sanare. Queste ferite sono state procurate in modo inconsapevole (si spera) dai nostri genitori o da persone a noi molto vicine, probabilmente perché loro stessi sono stati oggetto di questa dinamica in tenera età (ma non avendola individuata e “curata”, l’hanno riproposta automaticamente senza saperlo).

Nel momento in cui la ferita è stata inferta, il bambino ha attuato un meccanismo di difesa: la maschera, che è appunto la risposta che il bambino ha trovato a suo tempo per sopravvivere nel modo migliore alla ferita.

Secondo la psicoanalisi, si possono distinguere 5 ferite principali, con le rispettive 5 maschere:

  1. la ferita del rifiuto e la corrispettiva maschera da fuggitivo
  2. la ferita da abbandono e la maschera da dipendente
  3. la ferita dell’umiliazione con la corrispondente maschera da masochista
  4. la ferita del tradimento e la maschera del controllo
  5. la ferita dell’ingiustizia e la maschera del rigido.

La maschera dà vita ad un vero e proprio personaggio, con modi di pensare, di parlare, di muoversi, di respirare, ecc. Pare infatti che si possa fare una diagnosi approssimativa di una persona basandosi sull’osservazione di tutte queste variabili: pare sia possibile scoprire quale sia la nostra ferita “prevalente” (in ogni persona possono esserci più ferite aperte) anche soltanto osservando la nostra “forma” fisica.

Nei prossimi giorni posterò, uno per volta, i profili relativi alle 5 ferite: non sarà certamente la risposta a tutti i dubbi che ci siamo sempre posti, ma può sicuramente rappresentare un buono spunto di riflessione, una diversa prospettiva per avere uno sguardo rinnovato e curioso su aspetti che, magari, avevamo sempre dato per scontato. Per me, almeno, è stato così.