Tic

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Per motivi a me del tutto sconosciuti, senza la benché minima coerenza con gli argomenti che giusto ieri pomeriggio passavano in radio, mentre guidavo assorta verso casa ho avuto un flash improvviso risalente a quando avevo circa 10/12 anni. Mi sono resa conto che si trattava di qualcosa “di grosso” che avevo completamente rimosso, o meglio che avevo smesso di riportare alla memoria ogni tanto come si fa per le cose molto belle o per quelle molto brutte. Che poi vai a capire perché.

Mi sono ricordata che allora le mie giornate erano scandite da una moltitudine di tic. Sì, esatto, quei tic nervosi che  siamo soliti associare alle persone con evidenti problemi mentali. Eppure di problemi (diagnosticati) non ne avevo, e per la mia testa quegli scatti ritmici e sempre uguali non rappresentavano niente di strano. Era un bisogno che mi saliva forte e improvviso, un richiamo al quale non potevo permettermi di non rispondere. Probabilmente, in un presente che stava cambiando drasticamente, avevo bisogno di aggrapparmi a qualcosa che fosse sempre stabile e uguale a se stesso, qualcosa che non cambiasse mai a meno che non fossi io a volerlo.

Non ricordo quale fosse la reazione delle persone che avevo intorno, anche perché specialmente nei primi tempi non mi rendevo conto di fare qualcosa di “strano” e che gli altri avrebbero potuto giudicare male.

Ma prontamente arrivò mia madre a farmelo notare. Ricordo frasi del tipo:”smettila di fare quei versi con la testa, sembri scema”; “Ma sei mongoloide?”; “La gente penserà che ho una figlia handicappata”. “Tu non sei normale”.

E così cominciai a sentirmi sbagliata e a fare di quei movimenti un rituale sempre più impercettibile e nascosto agli occhi degli altri.

Non si chiese (e mai mi chiese) a cosa fossero dovuti tutti quei tic nervosi che periodicamente, durante la giornata, bloccavano il flusso dei miei pensieri per qualche secondo alla stregua di una paralisi. Sì lo so, sembrerà un controsenso, ma se dovessi descrivere quei tic nervosi, li definirei proprio “paralisi in movimento”. Non pensavo più a niente, se non a tenere il conto di quei gesti che dovevano essere sempre identici: muovevo la testa velocemente dall’alto verso il basso e viceversa (non ricordo il numero esatto di volte), e poi una sola volta da sinistra verso destra e ritorno. Avevo la sensazione che se non lo avessi fatto, qualcosa di catastrofico sarebbe successo.

Ad oggi non conosco le reali motivazioni di quel comportamento, e allora ero davvero troppo piccola per capire che il mio corpo lanciava dei segnali di allarme affinché io o qualsiasi altra persona capisse che qualcosa non andava, che avevo bisogno di aiuto.

Ripenso a quella fase della mia vita con tenerezza mista a tristezza: vorrei poter tornare indietro nel tempo, abbracciare quella bambina e parlare con lei; vorrei fare per lei tutto ciò che mia madre non ha fatto, e magari chissà, addirittura salvarla.

5 pensieri su “Tic

  1. massimolegnani ha detto:

    l’improvviso ritorno alla memoria di quei tic (per altro frequenti a quell’età) e l’avermi rievocati qui sono già un riavvicinamento alla bambina e uno “sdoganamento” dei suoi comportamenti a suo tempo rimproverati.
    la bambina comunque si è evidentemente salvata da sola 🙂
    ml

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