12° e 13° giorno a New York – Winter Village, Central Park

Quella del 4 Gennaio è stata una giornata fatta unicamente di shopping e spostamenti.

Se non ci avessero spostato il volo di ritorno, questo sarebbe stato il nostro ultimo giorno a New York, quindi siamo stati contenti di avere a disposizione qualche ora in più da passare nella Grande Mela pur se con qualche sbattimento in più.

La mattina abbiamo preparato le valige e fatto il check out dall’Aka Central Park intorno alle 11. Saremmo voluti andare nel Bronx (anche fosse soltanto per vedere la famosa scalinata del film Joker – 2019), ma per questioni di tempisitiche abbiamo preferito restare in zona: abbiamo fatto un giro al Winter Village di Bryant Park, un aggregato di negozietti hand made posizionati intorno ad una pista di pattinaggio sul ghiaccio. Da qui abbiamo raggiunto un “I love NY” (a Times Square ne trovate uno ogni 10 metri!) per gli ultimi regali da portare a parenti e amici. Quindi siamo ripartiti verso Katz’s Delicatessen per il pranzo: fila lunga ma non troppo lenta all’esterno, e corta ma interminabile all’interno! Abbiamo diviso un pastrami e preso un pastrami sottovuoto da portare a casa.

Verso le 17 siamo tornati all’Aka Central Park per prendere i bagagli che carinamente ci avevano messo da parte, e visto che per portarci a Newark in taxi ci avevano chiesto 140$, ci siamo organizzati con i mezzi pubblici: metro fino a Bryant Park,  6 minuti a piedi per raggiungere il terminal degli autobus (che somiglia molto ad un aeroporto a livello di organizzazione, gate compresi, davvero ben fatto), 30 minuti sull’autobus n.112 e altri 6 minuti a piedi per raggiungere il Crowne Plaza prenotatoci dalla compagnia aerea. Da quanto eravamo stremati non abbiamo neanche cenato e la giornata si è conclusa con una grossa dormita.

Anche la giornata successiva, l’ultima a NY, è stata piena di sostamenti: ovviamente la Norwegian ci aveva prenotato un albergo vicino all’aeroporto….peccato che dopo alcune settimane ha cambiato anche l’aeroporto di partenza e siamo rimasti fregati a livello logisitico.

Sicuramente però quel Crowne Plaza non lo dimenticheremo facilmente. Parto da una breve premessa che potrà farvi capire il perchè della nostra reazione a ciò che è successo quella mattina: esattamente il giorno prima eravamo venuti a conoscenza dell’attacco scagliato da (quel cretino di) Trump al generale iraniano Suleimani, provocando la sua morte.

Mentre facevamo tranquillamente colazione con wurstel e uova strapazzate, è partito un allarme con tanto di assordante sirena e voce registrata che invitava chiunque ad evacuare l’albergo. Lì per lì siamo rimasti immobili ed in silenzio, soprattutto perchè sia gli altri ospiti che gli stessi dipendenti dell’hotel avevano espressioni decisamente stranite ed interrogative ma nessuno reagiva. La prima cosa che ho pensato, è che ci fosse stato un attentato all’aeroporto di Newark esattamente dietro al nostro albergo. E le camionette dei vigili del fuoco che sono arrivate a sirene spiegate non hanno certo alleggerito la mia ansia.

Fortunatamente dopo una ventina di minuti intrisi di un panico latente che a stento riuscivamo a controllare, abbiamo scoperto che si trattava di un’esercitazione. Vi lascio immaginare il sollievo.

Dopo il check out abbiamo raggiunto la fermata del bus 112 che ci ha riportato al terminal degli autobus di NY. Dato che sarebbe stato davvero premautro avviarsi all’aeroporto, abbiamo lasciato i bagagli più pesati in custodia presso un “I love NY” vicino a Pennsilvanya Station (tramite l’applicazione BAGBNB è semplicissimo e funziona come per le case in affitto, comodo e affidabile con tanto di recensioni degli utenti), dove abbiamo approfittato di un ultima cheesecake agli Sneakers di Magnolia Bakery.

Abbiamo quindi sfruttato un paio d’ore e mezza per l’ultimo giro al centro di Central Park.

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Abbiamo visto il castelletto di Belvedere e un grande lago al centro del parco.

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Dopo aver recuperato i bagagli, abbiamo preso la metro A per raggiungere l’aeroporto. Il volo è partito con una mezz’ora di ritardo, intorno alle 21.30.

Già durante il volo di ritorno ho pensato che quello che era appena terminato era stato un viaggio fantastico, pieno di emozioni e nozioni nuove, un viaggio che consiglio a chiunque di fare almeno una volta nella vita.

 

Il mio viaggio “fai da te” a New York

8° giorno a New York – Statua della Libertà, Museum of Natural History, Capodanno

Il 31 Dicembre ci siamo alzati alle 6 del mattino per raggiungere ad un orario decente la biglietteria per la Statua della Libertà presso Battery Park. Fortunatamente non c’erano troppi turisti (si parla comunque di almeno 200 persone), pertanto siamo riusciti nel giro di mezz’ora o poco più a fare i biglietti e imbarcarci sul traghetto (ovviamente le operazioni di imbarco sono alquanto lente anche per via dei controlli che non hanno niente da invidiare a quelli aeroporuali). Per il tratto in battello fino a Liberty Island non si impegano più di 25 minuti sbarco incluso. L’isola in se’ per se’ non ha niente di speciale se non la vista dello skyline di New York; per il resto troverete soltanto la Statua della Libertà, il realtivo museo e un negozio di gadget. La statua non è grande come me la immaginavo, ma d’altronde come ogni donna ha i suoi trucchi e riesce comunque a svettare verso il cielo grazie all’alto piedistallo su cui è appoggiata.

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La visita al museo dedicato alla Statua della Libertà è stata davvero interessante. In breve la storia della nascita della Statua è la seguente: furono i francesi a realizzarla a casa loro, pezzo per pezzo. Una volta terminata, assemblarono la statua per verificare che la struttura fosse solida, poi la smantellarono nuovamente per poterne spedire i singoli pezzi per mare fino a New York. E’ stato scioccante scoprire che avremmo potuto non vedere mai la Statua della Libertà così come la conosciamo dato che la nave che la trasportava fu sul punto di ribaltarsi e disperdere i pezzi che la componevano sul fondo del mare (si parla della fine del 1800, e i mezzi di allora non erano esattamente gli stessi che abbiamo a disposizione oggi). Agli americani fu affidato il solo compito di realizzare il piedistallo e di occuparsi della futura manutenzione; la prima fu fatta per il centenario, nel 1986: in quell’occasione furono sostituite tutte le parti corrose dal tempo tra cui l’intera fiaccola (che si può ancora visionare all’interno del museo). All’interno della Statua è presente una scala a chiocciola che arriva fino alla corona (ps: per poterla visitare è necessario prenotare la visita anche 3 mesi prima),  e tutti i materiali di cui sono composti la scala e le strutture interne della statua sono stati pensati in maniera tale che la struttura potesse “muoversi” (se pure impercettibilmente) per riuscire a resistere a tutte le intemperie.

Da Liberty Island ogni 20 minuti parte un traghetto per Ellis Island dove è possibile unicamente visitare una grossa struttura affatto moderna, a mattoncini rossi, che prima di diventare un museo era il luogo preposto ad ospitare gli immigrati che lì venivano ascoltati, controllati e ammessi o meno ad entrare nel Nuovo Mondo.

Anche da qui ogni 20 minuti parte un traghetto per tornare a Battery Park.

Una volta scesi dal battello, abbiamo mangiato qualcosa e ci siamo diretti verso la caserma dei Ghostbusters (oggi una vera caserma dei pompieri) per qualche foto.

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Mentre tornavamo in zona Central Park per visitare il Museo di Storia Naturale (in cui hanno girato molte scene del film “Una notte al museo” con Ben Stiller) abbiamo trovato per caso un’opera di Banksy!

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Effettivamente la parte del museo che riguarda i dinosauri è davvero bella e ricca, con ricostruzioni strabiliati di enormi t-rex  e titanosauri. Al secondo posto per gradimento metterei la zona che racconta l’Universo e le sue particolarità. Per il resto non c’è niente per cui valga la pena impiegare più di tanto tempo: per noi il biglietto era “gratuito” perchè incluso nel New York Pass, ma per chi non lo avesse e volesse dare solo un’occhiata alla sezione dei dinosauri e poco altro, c’è la possibilità di entrare gratis arrivando 1 ora prima della chiusura del museo.

Dopo un’intensa giornata siamo finalmente tornati in camera per un breve pisolino e una doccia ristoratrice. Mentre camminavamo sulla 5th Avenue per rintrare in albergo, ci siamo trovati circondati da transenne e poliziotti che chiedevano alle persone di rendere conto di dove stessero andando: la città si stava preparando alla notte di Capodanno. Migliaia di persone sognano di festeggiare il Capodanno a Times Square, ma non è così semplice come si potrebbe pensare: inannzitutto, è necessario presentarsi a Times Square fra le 14 e le 15 del pomeriggio, dopo di che la polizia transenna tutta l’area e non è possibile ne’ entrare ne’ uscire fino alla mezzanotte. Non potendo muoversi, le persone devono portarsi da bere, da mangiare e, cosa di gran lunga peggiore, mettersi i pannoloni per poter restistere tutte quelle ore senza un bagno nelle vicinanze….assurdo. Ovviamente è possibile prenotare in uno dei locali che circondano Times Square, ma non pensate di spendere meno di 200 $ soltanto per un apertitivo fugace o di 700/1000 $ per una serata completa di cena e vista sul Ball Drop. Per nostro conto, avevamo prenotato alle 21.45 presso il ristorante Quality Meats, esattamente di fronto al nostro albergo. E’ stata una fortuna che fosse così vicino, anche perchè  persino le corse delle metro vengono quasi del tutto bloccate dalle 18 in poi.

E’ stata una cena deliziosa, con un servizio veloce e del cibo buonissimo (abbiamo mangiato delle cappesante squisite e abbiamo dovuto ammettere che la carne buona non ce l’abbiamo soltanto noi toscani). Un quarto a mezzanotte saremmo stati pronti a scendere in strada, ma il cameriere che ci aveva servito durante la cena ci ha invitati a restare per il brindisi a base di champagne, fornendoci una trombetta e una coroncina “2020” per festeggiare la mezzonotte insieme a tutti gli ospiti del locale.

Dopo il brindisi siamo usciti in tempo per vedere gli ultimi 5 minuti di fuochi d’artificio di Central Park. Quindi abbiamo deciso di fare due passi in strada per vivere la città nella notte di Capodanno, e tutto sommato devo ammettere che la situazione era davvero tranquilla nonostante la presenza di migliaia di persone.

Ps: a sapere come sarebbe stato questo 2020, avremmo tutti festeggiato molto meno ^_^

 

Il mio viaggio “fai da te” a New York

2° giorno a New York – Central Park, Gray’s Papaya, Rockefeller Center, Radio City Music Hall, Magnolia Bakery, Asiate

25 Dicembre 2019 – Giorno di Natale, nonchè giorno del mio compleanno e della seconda giornata passata a New York.

La mattina appena sveglia ho ricevuto da Francesco un bellissimo regalo di compleanno: i biglietti per il musical The Lion King di Broadway! Avevo desiderato davvero tanto vedere un musical a Broadway (ho visto 3 volte Notre Dame de Paris qui in Italia nel giro di 5 anni, e alla Sanremo Production Academy avevo avuto come insegnante di canto nientemeno che Matteo Setti, che molti di voi conosceranno come “Gringoire”…un portento!). Ma ahimè i prezzi dei biglietti erano davvero inavvicinabili: si parlava di circa 250 euro a testa, e visti i costi già sostenuti per l’intero viaggio, non me la sono sentita di investirne così tanti in qualcosa che immaginavo sarebbe piaciuto a me soltanto. Quindi vi lascio immaginare l’emozione di trovarmi tra le mani due biglietti per il 2 Gennaio!

Vista la bella giornata di sole, abbiamo deciso di fare un giro a Central Park, a due minuti a piedi dall’albergo. E’ più grande di quanto avessi mai immaginato, e soltanto nell’infinitesimale pezzetto percorso a piedi abbiamo incontrato: una pista di pattinaggio sul ghiaccio, carrozze trainate da cavalli o da ragazzi che pedalavano (alla modica cifra di 3.99 $ al minuto), baracchini con gelati e noccioline tostate in vendita ma, soprattutto, scoiattoli! In una città in cui è impossibile incontrare un gatto, rarissimo incontrare cani, è stato emozionante vedere tantissimi scoiattoli giocare tra loro e rincorrersi nella vastità del parco, a debita distanza dalle persone.

La cosa più bella di Central Park probabilmente non è neanche il parco in se’ quanto la cornice che lo circonda, perchè appena alzi lo sguardo al disopra di rocce e alberi vedi svettare grattacieli talmente alti da chiederti come riescano a stare su.

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All’altezza del Dakota Building (dove assassinarono John Lennon nel 1980) siamo usciti da Central Park per prendere la metro. Ci siamo fatti tentare da un baracchino che vendeva Pretzel al formaggio, ma ce ne siamo pentiti amaramente, tanto che dopo qualche morso dato malvolentieri abbiamo dovuto buttarlo. Per rifarci la bocca, abbiamo preso un Hot Dog in un posto a cui da fuori non avevamo dato una lira perchè rimasto fermo agli anni ’80, tutto pieno di scritte gialle e rosse, ma consigliato da moltissimi: Gray’s Papaya. Con 9$ abbiamo preso 2 hot dog e 2 bevande, e siamo usciti soddisfatti al di là di ogni nostra aspettativa!

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I würstel hanno un sapore molto diverso da quello a cui siamo abituati in Italia, ed è proprio quello a renderli speciali! Dopo un pranzo fugace fatto in piedi (non sperate di trovare posti in cui sedersi a NY) abbiamo preso la metro e ci siamo diretti al Rockefeller Center per vedere il famoso albero di natale, quello per cui la gente parte apposta da ogni parte del mondo per assistere all’accensione.

Ad essere sincera in se’ per se’ l’albero non è neanche tutta questa specialità (sì, certo, è molto grande e ha la stella sulla punta fatta completamente di Swarovski), e anche la pista di pattinaggio sul ghiaccio sottostante è davvero piccina, però anche qui la cornice di grattacieli riesce a rendere il tutto più speciale e magico. Aspettando l’ora del tramonto per salire al Top of The Rock, abbiamo partecipato al tour guidato del Radio City Music Hall (incluso nel NY City pass).

Siamo stati dietro le quinte di questo bellissimo teatro e abbiamo sbirciato il numero natalizio delle Rockettes da una cabina di regia. Il teatro in sè, pur rispecchiando l’antiquato arredamento degli anni ’30, è davvero affascinante, specialmente quando il soffitto diventa parte integrante dello spettacolo attraverso proiezioni e giochi di luce.

Con l’intento di ripose un po’ i piedi, abbiamo cercato una Bakery nelle vicinanze in cui poter assaggiare la famosa cheese cake di NY: nella realtà abbiamo dovuto fare 20 minuti di fila solo per entrare al Magnolia Bakery per poi mangiare rigorosamente in piedi  una Red Velvet Cupcake (che personalmente non ho amato, de gustibus) e una cheese cake davvero squisita! Quando siamo tornati al Rockefeller Center per capire come salire al Top of The Rock, abbiamo avuto una brutta sorpresa: raggiunta la biglietteria convinti di goderci il tramonto (che nel periodo natalizio avviene intorno alle 16.30 del pomeriggio), abbiamo dovuto prenotare per le 15.00 del 27 dicembre, due giorni dopo, in quanto prima non c’era disponibilità!

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Dopo qualche peripezia per trovare la linea della metro giusta siamo finalmente rientrati in albergo. Abbiamo potuto riposare solo mezz’ora però, perchè poi Francesco mi ha annunciato che dovevamo prepararci per andare a cena: un’altra sorpresa di compleanno, oltre che un modo speciale di festeggiare il Natale. Eravamo attesi al 35° piano di un albergo in Columbus Circle, doveva avevamo una prenotazione presso il ristorante Asiate.

La vista dal tavolo era meravigliosa, specialmente quando un cameriere molto carino ci ha spostato al tavolo davanti alla vetrata: sembrava di avere davanti lo schermo di un gigante cinema, ma la differenza era che Central Park e i grattacieli che gli si stagliavano intorno erano veri, e nel buio della notte con le loro luci davano vita ad un panorama mozzafiato. Una vista capace di riempirti gli occhi anche a distanza di giorni, e di cui oggi mi emoziona il solo ricordo. E’ stata un’esperienza perfetta ed indimenticabile (non ci crederete, ma abbiamo mangiato uno dei migliori risotti mai assaggiati!). Da molti avevo sentito dire che a NY si mangiasse davvero male: devo dissentire fortemente! Se eviti i baracchini lungo le strade (ma neanche tutti) e ti affidi a Tripadvisor, puoi mangiare piatti davvero sfiziosi. Dietetiche no, ma buone sì 😉

 

Il mio viaggio “fai da te” a New York

 

 

1° giorno a New York – Brunch, Times Square, Macy’s, The Roof

In questi giorni tristi, tanto pesanti quanto inconsistenti, forse più che alla vana speranza credo sarebbe meglio aggrapparsi ai bei ricordi, che quelli almeno non li distrugge il Telegiornale con la conta inesorabile delle morti dovute al Covid-19.

È per questo che ho ripreso in mano il diario del viaggio di New York: avevo bisogno di pensare ad un ricordo felice, anche se non sono Harry Potter e non devo lanciare nessun Expecto Patronum; avevo solo voglia di ricordare com’era la vita appena prima che questo maledetto virus cominciasse a spezzare anime e rallentare il mondo attorno e dentro di noi.

Ripartirò da quel 23 Dicembre, quando un volo Norwegian ci ha portati indietro di 6 ore regalandoci, poco prima dell’atterraggio, lo spettacolo della più grande distesa di luci che io abbia mai visto da un aereo.

Una volta atterrati a NY, uno shuttle di Go Airlink (prenotato dall’Italia qualche settimana prima) ci ha condotti all’albergo. In quel viaggio durato all’incirca un’ora mi sono resa conto che se sei in grado di guidare a NY, puoi farlo ovunque, persino a Napoli (chi come me ha origini partenopee, o meglio ancora ci vive, può capire cosa intendo).

Già soltanto incontrare i primi grattacieli e scorgere da lontano Manhattan lungo il corso dell’East River è stato emozionante: per quanto artificiale esso sia, è uno spettacolo che non esiste altrove.

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E vogliamo parlare del fumo bianco che esala dai tombini o delle divise dei poliziotti che ti catapultano in un attimo sul set televisivo di Gostbusther o Scuola di Polizia? Quasi volevo piangere dall’emozione.

Finalmente verso mezzanotte abbiamo raggiunto l’Aka Central Park, un albergo moderno, spazioso e pulito al di là di ogni aspettativa.

Già storditi da un primo incontro fugace con la Grande Mela, ci siamo concessi un bel sonno ristoratore che ci preparasse ad una prima giornata di scoperte.

Quindi la mattina del 24 Dicembre siamo scesi in strada tutti bardati con cappello, sciarpa e guanti, ma fortunatamente non abbiamo trovato il freddo glaciale che ci eravamo aspettati (anche se in certi momenti il vento era piuttosto pungente). Ci siamo diretti verso Sarabeth, di fronte a Central Park a due passi dall’albergo, per il primo brunch newyorkese: uova, formaggi, acqua servita in bicchieri pieni di ghiaccio e 97 $ di conto mance incluse che ci ha dato un primo assaggio del costo della vita a NY!

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Per provare a smaltire gli enormi piatti golosi di Sarabeth, abbiamo deciso di incamminarci verso Times Square e Broadway: ogni cosa ci è sembrata incredibile, dai grattacieli alla vivacità delle strade agli addobbi natalizi e fin’anche ai Sabrett puzzolenti che vendevano Pretzel e hot dog lungo i marciapiedi di tutte le strade. Times Square è bella da farti restare a bocca aperta: schermi giganti talmente luminosi da illuminare il cielo, gente ferma sui marciapiedi col naso all’insù e il Ball Drop pronto per il nuovo anno in arrivo.

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Nonostante ci trovassimo in una delle metropoli più grandi e affollate del mondo, non ci siamo sentiti stranieri o insicuri: ci pareva piuttosto di passeggiare nel centro di un grande paesone capace di farti sentire a casa tua anche a migliaia di chilometri di distanza. Credo che sarà questa la sensazione che più fortemente ricorderò di questo viaggio a NY.

Dopo tanto camminare, abbiamo deciso di sbirciare dentro Macy’s, un mall (centro commerciale per chi parla come mangia) di 9 piani che non siamo riusciti a vedere tutto neanche in 2 ore di permanenza! Anche perché dopo un po’ i piedi iniziavano davvero a fare male e una pausa da Starbuck’s è stata doverosa, con tanto di caffè lungo al cioccolato. Seguendo l’usanza di molti giovani newyorkesi, abbiamo raggiunto il nostro albergo con la metro (per 33$ è possibile fare un biglietto illimitato della durata di 7 giorni) e abbiamo passato un paio d’ore in camera a riposare. Dopo di che siamo ripartiti, passo dopo passo, alla volta del The Roof, una terrazza panoramica al coperto al 25° piano di un albergo in cui abbiamo preso una bevuta e mangiato un piatto di Meatball al sugo in due: buone al di là di ogni aspettativa! Il conto invece è stato caro esattamente come ce lo aspettavamo: 70 $ mance incluse.

Abbiamo voluto spendere così la nostra prima giornata a NY: bighellonando per le strade, senza mete precise, prendendoci tutto il tempo per godere del paesaggio metropolitano, degli odori, delle stranezze e della bellissima giornata di sole. Normalmente è meglio pianificare nel dettaglio un viaggio come quello nella Grande Mela, ma avendo a disposizione due settimane, almeno per i primissimi giorni abbiamo deciso di prendercela comoda.

Il mio viaggio “fai da te” a New York