La ferita da tradimento e la maschera del controllore

Fra i due e i quattro anni di età, il genitore del sesso opposto potrebbe causare nel bambino una profonda ferita in seguito alla violazione della sua fiducia oltre che di precise aspettative che hanno a che fare con l’amore e l’affetto: in questo caso si genera nel bambino la ferita del tradimento, e la relativa maschera indossata per superare il dolore della ferita, è quella del controllore.

Immagine

Visivamente, il corpo del controllore esibisce forza e potere. Spesso nell’uomo le spalle sono più larghe delle anche; nella donna, al contrario, la anche sono più larghe e più forti rispetto alle spalle, il petto in fuori e il ventre rotondo. In entrambi è possibile incontrare uno sguardo intenso e seducente, che riesce a cogliere tutto in un’occhiata.

Il controllore è molto orgoglioso: vuole dare prova della sua forza, del suo senso di responsabilità; vuole dimostrare di essere totalmente autonomo e capace di risolvere qualsiasi problema, tanto da diventare un punto di riferimento in cui riporre fiducia. Proprio per questo motivo ha molte difficoltà nel fidarsi degli altri.
Vorrebbe sentirsi speciale ed importante per gli altri, e per raggiungere il suo scopo non si fa problemi a mentire, soprattutto quando c’è in ballo la sua reputazione.

Le patologie comuni a chi ha subìto la ferita da tradimento, sono tutte quelle legate al controllo e alla perdita del controllo (anche col cibo, riesce a controllarsi soltanto fin quando resta occupato); può soffrire di agorafobia, avere problemi all’apparato digerente e frequenti herpes alla bocca.

In linea di massima, il “controllore” fa di tutto per evitare di essere nuovamente tradito, e la maschera che indossa lo porta ad essere molto diffidente, scettico e sempre in guardia nei confronti del mondo circostante; non è un caso che sia una persona tendenzialmente autoritaria e intollerante, difficile da accontentare viste le sue alte aspettative. Nonostante tutto, però, tutto il controllo va a discapito dei suoi bisogni più profondi, perché vengono messi da parte per soddisfare quelli altrui e dimostrare di essere una persona affidabile: questo è sintomatico della bassa stima di sé, nonostante una facciata apparentemente forte e sicura.

Chi ha sofferto per un tradimento, alimenta continuamente questa sua ferita mentendo a sé stesso, convincendosi di cose false e non mantenendo gli impegni che presi con sé stesso. È già una punizione anche solo il tentativo di fare tutto da solo a causa della poca fiducia che ripone negli altri: non riesce a delegare e passa il tempo a verificare che il lavoro degli altri sia fatto come si deve, togliendo tempo a sé stesso.

La ferita da tradimento è in via di guarigione quando il “controllore” smette di aggrapparsi ai risultati finali, di pretendere che tutto avvenga secondo i suoi piani e quando smette di sentirsi turbato e arrabbiato in maniera esagerata quando qualcuno o qualcosa ostacola i suoi piani. La guarigione passa anche da una serenità interiore, che non porta più il controllore a cercare l’attenzione: quando una persona è fiera di sé, riesce ad essere a proprio agio anche senza il riconoscimento altrui.

 

Approfodiamo la ferita da tradimento e la maschera del controllore

Clicca qui per scoprire le 5 ferite e le relative 5 maschere

La ferita da umiliazione e la maschera del masochista

Se non vi siete ritrovati in nessuna delle ferite emotive di cui abbiamo parlato sino ad ora (ferita da abbandono e ferita da rifiuto), potreste trovare dei punti in comune con le persone che si portano dentro la ferita da umiliazione, subìta tra il primo e il terzo anno di età a causa del genitore che si è occupato del loro sviluppo fisico (solitamente la madre): “l’umiliato” si sente privato della libertà a causa del controllo troppo ossessivo e soffocante del genitore.

nn

Spesso le persone che convivono con questa ferita hanno un corpo cicciottello, non molto alto e grandi occhi rotondi spalancati ed innocenti, esattamente come quelli di un bambino. Hanno spesso disturbi alla schiena, alle spalle, alla gola, problemi respiratori, alle gambe e ai piedi, oltre che disturbi cardiaci.

La maschera che il bambino ha indossato per superare “l’umiliazione” subìta, è quella del masochista: si sente indegno e si vergogna di sé e degli altri. Teme anche che gli altri si vergognino di lui, infatti preferisce piuttosto reprimere le proprie necessità e tentare di controllare tutto ciò che lo circonda al fine di evitare la vergogna.

Capita spesso che punisca sé stesso credendo così di punire l’altro, e ha l’abitudine di gratificarsi con il cibo (prediligendo soprattutto alimenti molto grassi e golosi, anche se prova vergogna nel farsi scoprire a comprare o mangiare dolci).

Potrebbe sembrare un paradosso, ma ciò che più lo spaventa è la libertà.

Il masochista finge spesso con la voce di provare dei sentimenti che in realtà non prova pur di dimostrare un interesse che in realtà non sta provando. Mette inconsapevolmente da parte i suoi bisogni per far spazio a quelli altrui e mostrarsi a tutti gli effetti una brava persona, generosa e sempre pronta a rendersi utile, anche al di là dei suoi stessi limiti. Non è raro che carichi sulle proprie spalle responsabilità e impegni che non gli appartengono: questo gli evita essere libero di fare ciò che desidera, di agire e sperimentare, e di conseguenza rischiare di provare vergogna per se stesso e i suoi fallimenti. Quindi semplicemente non fa, così da non rischiare di sentirsi umiliato o sminuito.

Chi soffre di umiliazione alimenta la propria ferita ogni volta che si sminuisce, che si paragona agli altri e che si accusa di essere troppo grasso, cattivo, senza volontà, e altri aggettivi poco carini. Fa soffrire il corpo dandogli troppo cibo da digerire e da assimilare. Aumenta le sue sofferenze sobbarcandosi le responsabilità altrui, e privandosi così della sua libertà e del tempo da dedicare a se stesso.

Possiamo capire che la ferita da umiliazione è in fase di guarigione quando il masochista comincia a dare priorità alle proprie necessità prima che a quelle degli altri; quando, facendosi carico di meno cose, comincia a sentirsi più libero, anche nei confronti delle persone, e smette di pensare continuamente di essere una “rottura di scatole” per le persone che ha intorno.

 

Approfondiamo la ferita da umiliazione e la maschera del masochista.

Clicca qui per scoprire le 5 ferite e le relative 5 maschere

La ferita da rifiuto e la maschera del fuggitivo

Nell’ultimo post “E tu che maschera indossi?” ho parlato delle 5 ferite principali che spesso e volentieri condizionano la nostra vita adulta, pur risalendo al periodo in cui eravamo soltanto dei bambini.

Quindi comincerei a scendere nel dettaglio per capire come riconoscere, una ad una, queste ferite e quali sono le caratteristiche delle rispettive “maschere” attuate dal bambino come autodifesa.

La Ferita da Rifiuto

Per trovare l’origine di questa ferita, dovremmo scavare in un passato talmente remoto da andare contro le leggi della psicologia; infatti la si potrebbe individuare soltanto se riuscissimo a ricordare il periodo che va dalla nostra nascita al primo anno di età.

La maschera relativa a questo tipo di ferita è quella del fuggitivo, e viene in automatico attivata da quei bambini che, per un motivo o per un altro, di sono sentiti rifiutati dai proprio genitori (in special mondo da quelli dello stesso sesso e da cui tendono quindi a scappare per paura di essere colti dal panico e sentirsi impotenti).

maschera fuggitivo

Spesso chi indossa questa maschera ha un corpo contratto, piccolo, una voce debole e spenta, e negli occhi un’espressione di paura. Avverte se stesso come una nullità, un incompreso senza valore, e per questo non crede di aver diritto ad esistere. Non è un caso che cerchi spesso la solitudine e ogni modo possibile per fuggire dalle situazioni.

Ha un carattere distaccato rispetto alle cose materiali, è un perfezionista, un intellettuale e passa attraverso fasi di grande amore alternate a odio profondo.

Le persone che indossano la maschera del fuggitivo possono soffrire di attacchi di panico e mancanza di appetito; non è raro infatti che si rifugino negli “zuccheri”, o che nei casi peggiori cadano del baratro dell’anoressia, dell’alcool e delle droghe.

Sembrano comunemente riscontrate, nelle persone con la ferita del rifiuto, le seguenti patologie: diarrea, aritmia, problemi respiratori, allergie, vomito, svenimenti, ipoglicemia, diabete, psicosi e finanche periodi di depressione con intenti suicidi.

I “fuggitivi” tendono a chiudersi in se stessi per evitare di fare o dire qualsiasi cosa possa farli sentire ulteriormente respinti dagli altri: è il classico comportamento di chi non ha stima di sé e, consciamente o meno, sente di non essere così importate da avere il diritto di vivere. Non è un caso che un “fuggitivo” ripeta continuamente a sé stesso di essere inutile, incompetente e buono a nulla, convinto che le cose funzionino meglio senza di lui.

Non esiste una formula magica per guarire la ferita del rifiuto, così come ogni altra ferita, ma già prenderne atto può aiutarci a capire la nostra natura e il perché di certi nostri atteggiamenti.

Quando si può ritenere guarita la ferita da rifiuto? Semplicemente quando la persona in questione prende consapevolmente il proprio posto nel mondo, affermando sè stesso ai propri occhi e a quelli di chi gli sta intorno.

Approfondiamo la ferita da rifiuto e la maschera del fuggitivo.

Clicca qui per scoprire le 5 ferite e le relative 5 maschere