Sei padrona di te stessa quando

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Sei padrona di te stessa quando non dai più modo alle persone di ferirti, di farti sentire in forse, di farti sentire sbagliata, di non farti sentire mai abbastanza. Sei padrona di te stessa quando inizi ad amarti“.

Ho trovato questa frase mentre girovagavo senza meta sul web, durante una di quelle sere in cui vorrei fare qualcosa di costruttivo ma proprio non so cosa, e allora prendo tempo.
Ogni tanto vorrei tornare a leggere queste poche righe per vedere se il percorso che ho intrapreso sia giusto o se mi sta soltanto portando a girare in tondo: vorrei rileggerle perché sono il riassunto esatto di chi sono adesso (una persona insicura che teme lo sguardo altrui e spesso anche il proprio), e di chi invece vorrei diventare (una persona decisa, sicura, che si ami almeno un po’, e che dello sguardo degli altri se ne sbatte altamente).
Soltanto nel recente passato mi sono resa conto di quante sfumature abbia il mio volto, quante la mia voce, quante il mio sguardo. E’ stato come guardare dentro ad un baule pieno di maschere, ognuna delle quali si adatta alla perfezione a questa o a quella persona e situazione. E in tutto questo, la cosa più strana e assurda è stata rendermi conto che, se anche volessi cercare il mio vero volto in mezzo a tutte quelle maschere, non saprei nemmeno com’è fatto. Riconosco l’espressione che assumo sempre davanti ad uno specchio, mentre tiro su le sopracciglia stando bene attenta a non mettermi di profilo; riconosco l’espressione che faccio per celare a qualcuno la noia o, peggio ancora, il totale disinteresse; riconosco l’espressione che assumo quando trasformo volontariamente il mio viso come fosse plastilina per mostrare un finto stupore, mentre nella mia testa recito il mantra “fa che sembri vero, fa che sembri vero”.
Sono talmente abituata a fingere di essere chi non sono, che ho smarrito la mia vera essenza. E la cosa mi stravolge non poco.
Non so cosa mi piace davvero, cosa preferisco e cosa no, quali sono i miei sogni, quali i miei punti di forza. E va da se che bastano uno sguardo ambiguo o una parola di disappunto a mettere in dubbio anche le poche certezze che mi restano. Mi sento immediatamente in difetto, sbagliata, senza speranza di migliorare. La mia sicurezza comincia a vacillare e non è semplice tenerla in bilico tra la speranza e l’abisso. L’impalcatura che ho montato tutta intorno a me non ha solide fondamenta su cui poggiare: spesso basta una folata di vento a scuoterla, e un piccolo terremoto a farla cascare a pezzi. Non è semplice ogni volta dover ripartire da zero. E allora, nel frattempo che la mia autostima migliori, girovago nel limbo, in attesa di un Virgilio che mi mostri la strada da seguire. Cerco di tenere un profilo basso, che mi renda il più possibile invisibile allo sguardo indagatore degli altri. La sola idea di non sapere cosa qualcuno sta pensando di me mentre mi guarda, mi manda in paranoia:”avrò i capelli fuori posto? Una smagliatura sulle calze? Sembro fuori luogo vestita così? Starà pensando che sono stupida. Ok, tranquilla, fai finta di niente e vedrai che presto volgerà lo sguardo altrove. Perché la gente non si fa i fattacci suoi? Ma cosa avrà tanto da guardare quella? Prima fa finta che io non esista e poi passa la serata a guardarmi!”….e così via…non mi addentrerei oltre nel labirinto delle mie infinite paranoie.
Vorrei davvero non dovermi più curare degli sguardi altrui; vorrei sentirmi tranquilla, sicura di me, positiva. Vorrei sentirmi bella, o meglio più semplicemente sentirmi bene nel mio corpo e nella mia testa, senza dover continuamente prendere a schiaffi dei pensieri talmente stupidi da dubitare di essere stata davvero io a partorirli.
Be’, direi che come prima perla del mio baule, non è niente male. E’ una frase che mi tiene coi piedi per terra e allo stesso tempo mi sprona a proseguire verso il più grande (e forse unico) obiettivo che ho al momento: trovare me stessa e permettermi il lusso di dire “Ok, sono fatta così. Qualcosa mi piace, qualcosa no, ma sto“.

 

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