Armati di tutta la nostra buona volontà, certi di poter considerare “presto” l’orario delle 10 per uscire dall’albergo, ci siamo diretti verso la parte più a sud di Manhattan per prendere il traghetto e raggiungere la Statua della Libertà. Purtroppo, però, non avevamo fatto i conti con le migliaia di turisti che come noi avrebbero voluto visitare Liberty Island in quella giornata soleggiata. All’arrivo a Battery Park, da dove parte il traghetto, ci siamo subito resi conto che la fila era infinita e si allungava ogni minuto di più. Spaesati e spaventati, abbiamo chiesto ad un ometto che lavorava lì quali fossero le previsioni per l’attesa, e il suo esaustivo resoconto non è stato incoraggiante: 1ora di fila per ottenere il biglietto dal New York Pass (non si può accedere alle attrazioni col semplice pass, è sempre necessario trasformarlo in ticket alle biglietterie), e altre 2 ore di attesa per salire sul traghetto. Vedendo la disperazione sui nostri volti, ci ha consigliato di tornare un altro giorno non più tardi delle 8 del mattino proprio per evitare le file, e non abbiamo potuto fare altro che ascoltare il suo consiglio.
Quindi da Battery Park ci siamo diretti alla vicina Wall Street, dotata di un grande albero di Natale e addobbi vari. Da lì, sempre a piedi, abbiamo raggiunto il Memoriale dell’11 Settembre: al posto delle due torri gemelle, ci sono due vasche enormi, ciascuna larga quanto la base della torre che si ergeva in quello spazio, ed entrambe costellate lungo il perimetro dai nomi delle persone che persero la vita durante l’attentato. C’è un’atmosfera davvero surreale, in cui si alternano persone con gli occhi lucidi, e persone che semplicemente scattano foto in silenzio; le due vasche rappresentano spazi che non soltanto contrastano con gli enormi grattacieli che li circonando, ma che addirittura si sviluppano sotto terra, come a dire:”al di sopra di questi luoghi più niente dovrà essere costruito”. E’ questo Ground Zero.
Anche la fila per accedere al Museo dell’11 Settembre sembrava non finire mai, quindi anche in questo caso abbiamo deciso di farci furbi e di tornare in un momento di minore affollamento.
Con pochi minuti di metro abbiamo raggiunto Chelsea Market, una sorta di centro commerciale prevalentemente culinario. Un’operatrice del volo Norwegian ci aveva consigliato di fare tappa a Lobster Place: ordini la tua aragosta, e devi mangiarla in piedi, e come uniche posate le mani corredate da guanti usa e getta. Per 35$ un’esperienza davvero simpatica (e l’aragosta era davvero squisita).
Proprio da Chelsea Market comincia la High Line, una passeggiata sospesa tra i grattacieli costruita lungo vecchi binari in disuso. L’idea è carina, ogni tanto si incontra qualche murales ben fatto, ma il tutto è davvero poco curato.
Ad ogni modo, all’altro capo della High Line, al posto della vecchia stazione ferroviaria, troviamo il complesso di Hudson Yard, composto da: un centro commerciale, una struttura/scultura denominata “The Vessel” e una ulteriore struttura enorme e futuristica “The Shed” solitamente utilizzata per eventi di svariati tipi. La sua particolarità sta nella sua tecnologia, che le permette di rimpicciolirsi o diventare più grande a seconda delle necessità.
Dopo aver scattato qualche foto al complesso, abbiamo passato circa 45 minuti a perderci sotto la metro, ma alla fine siamo riusciti ad raggiungere il CBGB, ex locale dei Ramones (oggi noto come John Varvatos, negozio di abbigliamento).
Per cena abbiamo raggiunto il famoso Katz’s Delicatessen, tra le altre cose set della scena dell’orgasmo simulato in “Harry ti presento Sally”. Dopo aver fatto un po’ di fila all’ingresso e parecchia di più all’interno per ordinare, abbiamo finalmente assaggiato il famoso Pastrami, una sorta di carne bollita secondo una ricetta rumena, tagliata a fette sottilissime ma molto più saporita.
Anche quella sera, come ogni sera dall’arrivo a New York, siamo rientrati in albergo rotolando.
Che bell’aragosta!!! 😛
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Era davvero squisita!
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Ciao! 🙂
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