La mattina del 27 ce la siamo presa con estrema calma e dopo la solita colazione a base di cheesecake abbiamo lasciato la camera intorno alle 12.00.
Per mera curiosità, abbiamo visitato l’Apple Store a due passi dall’albergo, completamente sviluppato sotto terra: all’esterno presenta soltanto un grosso cubo di vetro trasparente con un’ascensore e una scala a chiocciola che gli gira intorno, davvero particolare!
Subito fuori dall’Apple Store non abbiamo potuto fare a meno di assaggiare il famoso hot dog di Nathan’s: buonissimo!
La seconda tappa è stata la Grand Central Terminal, la stazione centrale. Ha un ingresso enorme e maestoso, che mi ha riportato alla memoria gli ambienti di Hogwarts, la scuola di magia di Harry Potter. Trattandosi di una stazione effettivamente funzionante, una ventina di minuti è sufficiente per entrare, farsi un’idea e passare alla prossima attrazione.
Verso le 15 avevamo prenotato l’ingresso al Top of The Rock, quindi senza quasi fare fila abbiam preso l’ascensore diretti al 67° piano (da cui a piedi abbiamo avuto accesso anche al 69° e 70° piano, il tetto dell’edificio). COme dall’Empire State Building, anche qui la vista era mozzafiato, diventando ancora più meravigliosa al tramonto (che nel mese di Dicembre avviene intorno alle 16.30).
Dopo aver scattato un centinaio di foto al panorama, ci siamo diretti verso China Town (sostanziamente Canal Street e, soprattutto, Mott Street). La parellela di quest’ultima è Mulberry Street, che rappresenta Little Italy: ci sono decine di ristoranti con i nomi più scontati e riconoscibili possibile: “La nonna”, “Zia Maria”, “Bar Napoli”, “Bar Roma”, “La Dolce Vita”. Di italiani veri, però, neanche l’ombra.
Intorno alle 19 abbiamo approfittato della vicinanza a Soho per provare il ristorante “Piccola Cucina“, 2° classificato nel programma di Panella “Little Big Italy”. Effettivamente i camerieri erano tutti italiani, il posto è piccolissimo, e i sapori non sono troppo distanti da quelli a cui siamo abituati nella nostra penisola, anche se inevitabilmente alcuni ingredienti e preparazioni strizzano l’occhio al gusto degli americani. Dopo una squisit arancina (o arancino che dir si voglia) e un tegame di pasta a testa, siamo tornati rotolando in albergo.