12° e 13° giorno a New York – Winter Village, Central Park

Quella del 4 Gennaio è stata una giornata fatta unicamente di shopping e spostamenti.

Se non ci avessero spostato il volo di ritorno, questo sarebbe stato il nostro ultimo giorno a New York, quindi siamo stati contenti di avere a disposizione qualche ora in più da passare nella Grande Mela pur se con qualche sbattimento in più.

La mattina abbiamo preparato le valige e fatto il check out dall’Aka Central Park intorno alle 11. Saremmo voluti andare nel Bronx (anche fosse soltanto per vedere la famosa scalinata del film Joker – 2019), ma per questioni di tempisitiche abbiamo preferito restare in zona: abbiamo fatto un giro al Winter Village di Bryant Park, un aggregato di negozietti hand made posizionati intorno ad una pista di pattinaggio sul ghiaccio. Da qui abbiamo raggiunto un “I love NY” (a Times Square ne trovate uno ogni 10 metri!) per gli ultimi regali da portare a parenti e amici. Quindi siamo ripartiti verso Katz’s Delicatessen per il pranzo: fila lunga ma non troppo lenta all’esterno, e corta ma interminabile all’interno! Abbiamo diviso un pastrami e preso un pastrami sottovuoto da portare a casa.

Verso le 17 siamo tornati all’Aka Central Park per prendere i bagagli che carinamente ci avevano messo da parte, e visto che per portarci a Newark in taxi ci avevano chiesto 140$, ci siamo organizzati con i mezzi pubblici: metro fino a Bryant Park,  6 minuti a piedi per raggiungere il terminal degli autobus (che somiglia molto ad un aeroporto a livello di organizzazione, gate compresi, davvero ben fatto), 30 minuti sull’autobus n.112 e altri 6 minuti a piedi per raggiungere il Crowne Plaza prenotatoci dalla compagnia aerea. Da quanto eravamo stremati non abbiamo neanche cenato e la giornata si è conclusa con una grossa dormita.

Anche la giornata successiva, l’ultima a NY, è stata piena di sostamenti: ovviamente la Norwegian ci aveva prenotato un albergo vicino all’aeroporto….peccato che dopo alcune settimane ha cambiato anche l’aeroporto di partenza e siamo rimasti fregati a livello logisitico.

Sicuramente però quel Crowne Plaza non lo dimenticheremo facilmente. Parto da una breve premessa che potrà farvi capire il perchè della nostra reazione a ciò che è successo quella mattina: esattamente il giorno prima eravamo venuti a conoscenza dell’attacco scagliato da (quel cretino di) Trump al generale iraniano Suleimani, provocando la sua morte.

Mentre facevamo tranquillamente colazione con wurstel e uova strapazzate, è partito un allarme con tanto di assordante sirena e voce registrata che invitava chiunque ad evacuare l’albergo. Lì per lì siamo rimasti immobili ed in silenzio, soprattutto perchè sia gli altri ospiti che gli stessi dipendenti dell’hotel avevano espressioni decisamente stranite ed interrogative ma nessuno reagiva. La prima cosa che ho pensato, è che ci fosse stato un attentato all’aeroporto di Newark esattamente dietro al nostro albergo. E le camionette dei vigili del fuoco che sono arrivate a sirene spiegate non hanno certo alleggerito la mia ansia.

Fortunatamente dopo una ventina di minuti intrisi di un panico latente che a stento riuscivamo a controllare, abbiamo scoperto che si trattava di un’esercitazione. Vi lascio immaginare il sollievo.

Dopo il check out abbiamo raggiunto la fermata del bus 112 che ci ha riportato al terminal degli autobus di NY. Dato che sarebbe stato davvero premautro avviarsi all’aeroporto, abbiamo lasciato i bagagli più pesati in custodia presso un “I love NY” vicino a Pennsilvanya Station (tramite l’applicazione BAGBNB è semplicissimo e funziona come per le case in affitto, comodo e affidabile con tanto di recensioni degli utenti), dove abbiamo approfittato di un ultima cheesecake agli Sneakers di Magnolia Bakery.

Abbiamo quindi sfruttato un paio d’ore e mezza per l’ultimo giro al centro di Central Park.

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Abbiamo visto il castelletto di Belvedere e un grande lago al centro del parco.

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Dopo aver recuperato i bagagli, abbiamo preso la metro A per raggiungere l’aeroporto. Il volo è partito con una mezz’ora di ritardo, intorno alle 21.30.

Già durante il volo di ritorno ho pensato che quello che era appena terminato era stato un viaggio fantastico, pieno di emozioni e nozioni nuove, un viaggio che consiglio a chiunque di fare almeno una volta nella vita.

 

Il mio viaggio “fai da te” a New York

11° giorno a New York – Madison Square Garden, tour dei Rooftop

3 Gennaio 2020: 3° tentativo di visitare il Medison Sqaure Garden che fortunatamente è andato a buon fine. Abbiamo scelto di fare l’ultimo tour, quello delle 15:00, così da avere il tempo per un buon pranzo tranquillo. Abbiamo optato per un ristorante giapponese un po’ nascosto ma ben recensito su Tripadvisor: Izakaya Mew. Fatto salvo per il sushi che non ci ha fatto impazzire, il resto era davvero ottimo!

Il tour è stato rapido ma carino: abbiamo appreso di alcuni famosissimi eventi che hanno avuto luogo al Madison Square Garden (che negli anni è stato rifatto da capo ben 3 volte!), visto le suites per gli spettatori più importanti e gli spogliatoi dei Knicks. Il bello di questo enorme palazzetto è che nel giro di poche ore può trasformarsi da campo da basket a pista di ghiaccio ad arena per le lotte tra tori.

Al termine del tour abbiamo fatto un giretto veloce in un paio di negozi e siamo  tornati in albergo per poterci cambiare e ripartire per il tour dei rooftop (lo abbiamo prenotato attraverso il sito de Il Mio Viaggio a New York giusto un paio di giorni prima). Alle 19 in punto eravamo davanti al Paramount Hotel di Times Square, base di partenza per il tour. Nella mail informativa che indicava orario e luogo dell’incontro, era anche specificato di indossare un abbigliamento adeguato e scarpe non sportive; ad alcuni partecitanti infatti sono state fatte molte storie per via delle scarpe da trekking che indossavano, perchè c’era il forte rischio che i buttafuori all’ingresso non gli permettessero di accedere ai club. Alla fine è andato tutto bene, probabilmente perchè i club sono abituati a turisti distratti che sopravvengono alle regole del dress code, anche perchè sono certa che questi tour organizzati gli portino diversi introiti. Ad ogni modo, è sicuramente un dettaglio a cui fare attenzione.

Il primo rooftop che abbiamo raggiunto col pullman è stato il “230“, che avevamo già visitato in autonomia (un club davvero carino disposto su due piani, uno al chiuso e uno all’aperto con tanto di igloo trasparenti per proteggere le persone dal freddo).

Poi ci hanno portati al Monarch, molto più picciolo del precedente ma con l’Empire State Building praticamente sulla testa.

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L’ultimo rooftop è stato lo Sky Room, vicino a Times Square: due piani entrambi al coperto e una vista bellissima.

In tutti e tre i locali la guida si occupava di preparare un drink alcolico uguale per tutti (tranne per chi chiedeva un analcolico e poteva scegliere tra Coca Cola, succo di frutta e poco altro). Il tempo di permanenza in ciascun club è stato di circa 50 minuti, quindi il tempo per ordinare qualcosa da mangiare o di fare un’altra bevuta praticamente non c’era. Ad ogni modo ci ha dato la possibilità di conoscere alcuni club molto alla moda, frequentati dai giovani newyorkesi, e di non doverci sbattere per gli spostamenti tra uno e l’altro avendo a disposizione sempre il pullman che ci aspettava in strada.

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10° giorno a NY – World Trade Center, 9/11 Memorial, The Lion King musical, Times Square

Il 2 Gennaio è stata una giornata davvero ricca e intensa a livello emozionale. La mattina abbiamo fatto in modo da essere al World Trade Center per le 9:00. Ce la siamo cavata con circa 45 minuti di fila (che non è molto se si considera che al primo tentativo, arrivando alle 11, avremmo avuto la possibilità di entrare al museo soltanto dopo le 16). Abbiamo deciso di noleggiare 2 audioguide per 8$ cadauna e abbiamo inziato la visita del 9/11 Memorial.

Nella parte iniziale, mentre si scende sempre più sotto terra, si incontrano subito alcuni pilastri in acciaio e l’ultima colonna di cemento armato lasciata volutamente in piedi a seguito dei lavori post attentato.  E’ stato toccante vedere in che stato era ridotta la camionetta dei vigili del fuoco e vedere i resti della scala che è stata la via di salvezza per le poche persone che sono riuscite a sopravvivere.

Esattamente sotto le due vasche di Ground Zero, è possibile visitare due stanze piene di foto alle pareti: sono i volti più o meno sorridenti di ciascuna delle persone che ha perso la vita quell’11 Settembre. Se fino ad allora mi sentivo coinvolta ma tutto sommato tranquilla, ciò che ci sarebbe aspettato mi avrebbe del tutto spaccato il cuore.

C’è un’ampia zona del memoriale in cui non è possibile fare foto o riprese: qui è possibile rivivere il giorno degli attentati minuto per minuto, una torre per volta, guardando da vicino le foto del massacro e ascoltando le registrazioni audio più strazianti che abbia mai sentito. Non è un caso che il memoriale sia disseminato di dispenser pieni di tovagliolini di carta per permettere ai visitatori di asciugarsi le lacrime. E’ stato straziante rivedere a rotazione il video dell’aereo che entra nella torre come un coltello nel burro, come un proiettile in un uomo; è stato quasi insopportabile ascoltare le registrazioni dei messaggi lasciati ai propri cari da chi, sull’aereo dirottato dai terroristi, sapeva che sarebbe morto di lì a poco. “Ciao, volevo dirti che ti amo. Dì ai miei figli che li amo più di ogni altra cosa al mondo. Non preoccuparti, ci sentiamo appena arrivo”.

E infine è stato orribile vedere le immagini di persone che hanno preferito lanciarsi dal 102° piano della torre piuttosto che morire nell’incendio o schiacciati dal palazzo che si accartocciava su se stesso.

Davanti ad esperienze di questo tipo ti senti sopraffatto da mille emozioni: frustrazione, impotenza, tristezza, ma consiglio comunque a chiunque di visitare il memoriale una volta nella vita. E’ un luogo carico di memorie, che pur nel silenzio grida forte che New York, e con essa il mondo intero, non dimenticherà mai ciò che è accaduto in quel maledetto 9/11. Tanto eravamo coinvolti che abbiamo impiegato la bellezza di 6 ore a fare tutto il percorso, senza perdere una sola tappa dell’audioguida.

All’uscita era ormai buio, e ato che non avevamo né fatto colazione né pranzato, abbiamo deciso di cenare intorno alle 18.30 nel Whole Foods Market di Bryant Park per poi dirigerci finalmente al Mirnskof Theatre per il Musical del Re Leone (The Lion King).

Purtroppo non era concesso fare né foto né video, ma difficilmente potremo dimenticarlo. E’ stato uno spettacolo davvero maestoso ed emozionante, più di quanto potessi mai immaginare. I costumi di scena erano incredibili, tanto da riuscire, come una magia, a trasfromare un uomo in una iena, in una giraffa, in un ghepardo, con sembianze e movimenti perfetti. Ho adorato i personaggi di Mufasa, di Zazu, di Timon e Pumba, per non parlare delle iene, davvero incredibili.

Le battute del musical sono molto simili a quelle del cartone animato, quindi siamo riusciti a seguirlo bene pur non capendo proprio tutto. Davvero un favoloso regalo di compleanno che mi rimarrà nel cuore per sempre.

Alla fine del musical abbiamo acquistato qualche gadget da portare alle nostre famiglie e abbiamo approfittato del bel tempo per fare un giro nella vicina Times Square, luminosa e viva a qualsiasi ora del giorno e della notte.

Il mio viaggio “fai da te” a New York

9° giorno a New York – Brooklyn Bridge e Dyker Heights

Il primo dell’anno, nonostante la sveglia puntata alle 9, non siamo riusciti a lasciare l’albergo prima di mezzogiorno. Ad accoglierci per strada, il primo vento gelido a New York dal giorno nostro arrivo.

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Ci siamo diretti al ponte di Brooklyn ma, visto l’orario e la necessità di un bagno, ci siamo fermati in una specie di Whole Foods Market (catena molto famosa) per un pranzo veloce a buffet. In generale mangiare a NY costa tanto se si pensa ai ristoranti, ma moltissimi supermercati hanno al loro interno delle grandi penisole col cibo a buffet che è possibile pagare a peso: questa è la migliore alternativa per magiare ciò che si vuole a cifre oneste, che si aggirano intorno ai 10$ a persona.

I turisti che attraversano il ponte sono tantissimi, tanto da dover camminare in fila indiana soprattutto nei tratti più panoramici. Ma vale la pena passeggiare su questo ponte bellissimo per vedere lo skyline di Manhattan mentre ci si allontana dalla città per raggiungere Brooklyn.

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Dall’altra parte del ponte troviamo DUMBO, che non è l’elefantino del film disney ma il quartiere di Brooklyn da cui si può godere di una vista meravigliosa di New York.

Da DUMBO ci siamo poi diretti verso Dyker Heights, un quartiere a sud di Brooklyn famoso nel periodo natalizio: pare che qui gli abitanti del quartiere facciano a gara a chi realizza l’addobbo natalizio più strordinario. E l’impressione che ho avuto è che a qualcuno sia davvero scappata un po’ la mano: ogni giardino è pino di luci, presepi, gonfiabili, addobbi di tutti i tipi, tanto da fare invidia al villaggio di Babbo Natale! Molti realizzano queste composizioni per omaggiare un caro defunto, ma verso le 21 il quartiere si spegne per evitare bollette milionarie.

 

Il mio viaggio “fai da te” a New York

8° giorno a New York – Statua della Libertà, Museum of Natural History, Capodanno

Il 31 Dicembre ci siamo alzati alle 6 del mattino per raggiungere ad un orario decente la biglietteria per la Statua della Libertà presso Battery Park. Fortunatamente non c’erano troppi turisti (si parla comunque di almeno 200 persone), pertanto siamo riusciti nel giro di mezz’ora o poco più a fare i biglietti e imbarcarci sul traghetto (ovviamente le operazioni di imbarco sono alquanto lente anche per via dei controlli che non hanno niente da invidiare a quelli aeroporuali). Per il tratto in battello fino a Liberty Island non si impegano più di 25 minuti sbarco incluso. L’isola in se’ per se’ non ha niente di speciale se non la vista dello skyline di New York; per il resto troverete soltanto la Statua della Libertà, il realtivo museo e un negozio di gadget. La statua non è grande come me la immaginavo, ma d’altronde come ogni donna ha i suoi trucchi e riesce comunque a svettare verso il cielo grazie all’alto piedistallo su cui è appoggiata.

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La visita al museo dedicato alla Statua della Libertà è stata davvero interessante. In breve la storia della nascita della Statua è la seguente: furono i francesi a realizzarla a casa loro, pezzo per pezzo. Una volta terminata, assemblarono la statua per verificare che la struttura fosse solida, poi la smantellarono nuovamente per poterne spedire i singoli pezzi per mare fino a New York. E’ stato scioccante scoprire che avremmo potuto non vedere mai la Statua della Libertà così come la conosciamo dato che la nave che la trasportava fu sul punto di ribaltarsi e disperdere i pezzi che la componevano sul fondo del mare (si parla della fine del 1800, e i mezzi di allora non erano esattamente gli stessi che abbiamo a disposizione oggi). Agli americani fu affidato il solo compito di realizzare il piedistallo e di occuparsi della futura manutenzione; la prima fu fatta per il centenario, nel 1986: in quell’occasione furono sostituite tutte le parti corrose dal tempo tra cui l’intera fiaccola (che si può ancora visionare all’interno del museo). All’interno della Statua è presente una scala a chiocciola che arriva fino alla corona (ps: per poterla visitare è necessario prenotare la visita anche 3 mesi prima),  e tutti i materiali di cui sono composti la scala e le strutture interne della statua sono stati pensati in maniera tale che la struttura potesse “muoversi” (se pure impercettibilmente) per riuscire a resistere a tutte le intemperie.

Da Liberty Island ogni 20 minuti parte un traghetto per Ellis Island dove è possibile unicamente visitare una grossa struttura affatto moderna, a mattoncini rossi, che prima di diventare un museo era il luogo preposto ad ospitare gli immigrati che lì venivano ascoltati, controllati e ammessi o meno ad entrare nel Nuovo Mondo.

Anche da qui ogni 20 minuti parte un traghetto per tornare a Battery Park.

Una volta scesi dal battello, abbiamo mangiato qualcosa e ci siamo diretti verso la caserma dei Ghostbusters (oggi una vera caserma dei pompieri) per qualche foto.

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Mentre tornavamo in zona Central Park per visitare il Museo di Storia Naturale (in cui hanno girato molte scene del film “Una notte al museo” con Ben Stiller) abbiamo trovato per caso un’opera di Banksy!

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Effettivamente la parte del museo che riguarda i dinosauri è davvero bella e ricca, con ricostruzioni strabiliati di enormi t-rex  e titanosauri. Al secondo posto per gradimento metterei la zona che racconta l’Universo e le sue particolarità. Per il resto non c’è niente per cui valga la pena impiegare più di tanto tempo: per noi il biglietto era “gratuito” perchè incluso nel New York Pass, ma per chi non lo avesse e volesse dare solo un’occhiata alla sezione dei dinosauri e poco altro, c’è la possibilità di entrare gratis arrivando 1 ora prima della chiusura del museo.

Dopo un’intensa giornata siamo finalmente tornati in camera per un breve pisolino e una doccia ristoratrice. Mentre camminavamo sulla 5th Avenue per rintrare in albergo, ci siamo trovati circondati da transenne e poliziotti che chiedevano alle persone di rendere conto di dove stessero andando: la città si stava preparando alla notte di Capodanno. Migliaia di persone sognano di festeggiare il Capodanno a Times Square, ma non è così semplice come si potrebbe pensare: inannzitutto, è necessario presentarsi a Times Square fra le 14 e le 15 del pomeriggio, dopo di che la polizia transenna tutta l’area e non è possibile ne’ entrare ne’ uscire fino alla mezzanotte. Non potendo muoversi, le persone devono portarsi da bere, da mangiare e, cosa di gran lunga peggiore, mettersi i pannoloni per poter restistere tutte quelle ore senza un bagno nelle vicinanze….assurdo. Ovviamente è possibile prenotare in uno dei locali che circondano Times Square, ma non pensate di spendere meno di 200 $ soltanto per un apertitivo fugace o di 700/1000 $ per una serata completa di cena e vista sul Ball Drop. Per nostro conto, avevamo prenotato alle 21.45 presso il ristorante Quality Meats, esattamente di fronto al nostro albergo. E’ stata una fortuna che fosse così vicino, anche perchè  persino le corse delle metro vengono quasi del tutto bloccate dalle 18 in poi.

E’ stata una cena deliziosa, con un servizio veloce e del cibo buonissimo (abbiamo mangiato delle cappesante squisite e abbiamo dovuto ammettere che la carne buona non ce l’abbiamo soltanto noi toscani). Un quarto a mezzanotte saremmo stati pronti a scendere in strada, ma il cameriere che ci aveva servito durante la cena ci ha invitati a restare per il brindisi a base di champagne, fornendoci una trombetta e una coroncina “2020” per festeggiare la mezzonotte insieme a tutti gli ospiti del locale.

Dopo il brindisi siamo usciti in tempo per vedere gli ultimi 5 minuti di fuochi d’artificio di Central Park. Quindi abbiamo deciso di fare due passi in strada per vivere la città nella notte di Capodanno, e tutto sommato devo ammettere che la situazione era davvero tranquilla nonostante la presenza di migliaia di persone.

Ps: a sapere come sarebbe stato questo 2020, avremmo tutti festeggiato molto meno ^_^

 

Il mio viaggio “fai da te” a New York

7° giorno a New York – MOMA, DWS, Sorbillo, McGee’s Pub

Il 30 Dicembre è stata la prima vera giornata di pioggia a New York dal nostro arrivo.

Escludendo tutte le attività da fare all’aperto, abbiamo pensato di approfittare del brutto tempo per recuperare la visita mancata al Madison Square Garden; quindi dall’albergo abbiamo preso la metro fino a Pennsylvania Station e da lì, raggiunto l’ingresso del palazzetto, siamo nuovamente stati rimbalzati con la motivazione che era in corso un evento che impegnava tutto lo staff del complesso che non poteva quindi accopmagnarci nella visita guidata (non è ovviamente permesso curiosare in autonomia, e anche con le guide le “restricted areas” sono davvero molte!). Un addetto all’ingresso ci ha consigliato di tornare dopo il 2 Gennaio: “se non c’è due senza tre”, ho pensato più per tirarmi su il morale che per reale convinzione, “la prossima volta sarà quella buona”.

Siamo tornati a Pennsylvania Station per prendere la metro in direzione MOMA (Museum of Modern Art), e per consolarci del tempo perso abbiamo diviso una cheese cake alla vaniglia e caramello da Magnolia Bakery. Squisita!

Il MOMA è davvero grande (e qualche zona ce la siamo pure persa), e si va dalle opere più “strane” e moderne ai quadri di Picasso e Monet. Ci siamo dovuti fermare qualche volta a riposare piedi e gambe e alla fine della visita ci siamo imbattuti in due bambini che avranno avuto si e no 12 anni, che prendevano parte ad una installazione in movimento, salendo e scendendo da strutture simili a rocce e intonando canti lirici; una rappresentazione davvero singolare!

Non mi dilungherò ulteriormente sul MoMa perchè ammetto di non essere un’appassionata d’arte e non vorrei sbilanciarmi in considerazioni senza senso.

Una volta fuori dal museo ci siamo imbattuti in una pioggia finissima ma molto abbondante, che con l’aiuto del vento ci ha bagati da capo a piedi…fortunatamente eravamo attrezzati abbastanza bene contro la pioggia, ma il disagio negli spostamenti a piedi è stato grande.

Tra le attività da fare al chiuso ci è subito venuto in mente di mangiare qualcosa, e visto che non gustavamo una buona pizza già da una settimana abbiamo prenotato da Sorbillo per la sera stessa. Per ammazzare il tempo che rimaneva prima di cena, abbiamo fatto un salto da DWS, una catena di negozi di scarpe davvero enorme (e con offerte a prezzi bassissimi) dove sono riuscita ad acquistare degli scarponcini che fossero comodi e adatti ai chilometri a piedi che facevamo ogni giorno. Poi, finalmente, il momento della pizza: sia quella tradizionale che quella fritta erano davvero squisite, tanto da ricordarci il sapore di casa.mde

Dopo cena abbiamo preso una bevuta al McGee’s Pub, che gli appassionati di How I met your mother riconosceranno come il pub da cui è stato preso spunto per il famoso McLaren’s!

 

 

Il mio viaggio “fai da te” a New York

6° giorno a New York – Gospel ad Harlem, Black Iron Burger, Madame Tussauds

Per la giornata del 29 Dicembre avevamo fatto dei piani che sono andati totalmente a rotoli, ma non per questo ci siamo lasciati abbattere!

Avremmo voluto essere nel quartiere di Harlem intorno alle 10.30 per poter assistere ad un coro gospel. Purtroppo a causa di un guasto elettrico diverse linee della metro sono state sospese, il problema è stato scoprirlo soltanto all’arrivo alla stazione successiva.  Il risultato è stato che quando siamo arrivati ad Harlem con mezz’ora di ritardo, la First Baptist Church era già al completo e non ci hanno permesso di entrare neanche per una rapida occhiata. Senza perdere la speranza, abbiamo continuato a girovagare nel quartiere di Harlem (con l’aiuto del nostro fidato Google Maps) per trovare un’altra parrocchia che ci accettasse, ma purtroppo non siamo riusciti a trovarne.

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Per questo lungo la strada del ritorno abbiamo deciso di consolarci con 2 donuts (dalla mia espressione dovreste intuire se fossero buoni o meno 😉 e siamo tornati alla First Baptist Church che distava pochi passi dalla metro.

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Notando che alcune persone uscivano, abbiamo riprovato ad entrare a messa già iniziata e fortunatamente questa volta è andata bene. Siamo arrivati nel bel mezzo di un canto gospel, che non ha molto a che vedere con i cori gospel a cui ci hanno abituato coi film: il tutto appare più come uno spettacolo interattivo, con schermi giganti, tre soli cantanti, la gente sugli spalti coinvolta con “Amen”, incitamenti ed applausi, e il pastore come unica vera stella protagonista dello show. Ad un certo punto i fedeli sono stati invitati a tenersi per mano e, durante quello che i cattolici definiscono “scambio della pace”, una signora di colore seduta accanto a me mi ha pure abbracciato. L’ho trovata una cosa molto tenera e che fra estranei non ci sogneremmo mai di fare, ma che in quel contesto calzava a pennello dal momento che tutti in quel teatro erano profondamente partecipi e coinvolti.

Dopo circa mezz’ora di sermone, capendo che il pastore ne avrebbe avuto ancora per molto, abbiamo deciso di abbandonare la messa e partire alla volta del Madison Square Garden. Purtroppo all’arrivo abbiamo scoperto che tutti i posti per il tour erano prenotati e siamo stati costretti a rimandare la visita.

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Giusto per prenderci una pausa, ci siamo fermati a mangiare un hamburger al Black Iron Burger verso le 14.30. I tavoli erano tutti occupati, e per non dover aspettare 40 minuti (rigorosamente in piedi) abbiamo optato per mangiare seduti al bancone del bar, esperienza comunque simpatica e che ci ha fatto sentire come se fossimo newyorkesi doc.

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La carne dei panini era davvero squisita, e a rovinarci è stato il contorno: un piatto di patatine fritte con salsa di cipolla, cipollotti e bacon che dopo ore ancora non eravamo riusciti a digerire!

Appena fuori dal pub, ci siamo accorti che cominciava a piovere (una pioggia sottilissima molto simile a quella inglese), quindi abbiamo optato per una vicina attrazione al coperto inclusa nel New York Pass: il Madame Tussauds. Carino, al solito, con giusto 2 o 3 cose degne di nota, ma per il resto niente di trascendentale; d’altrone quando ne hai visto uno li hai praticamente visti tutti. Terminato il giro facendo quasi a spallate con le migliaia di altri visitatori, siamo rientrati distrutti alla base.

Dopo soli 6 giorni a NY, mi sono resa conto che noi italiani non siamo fatti per vivere in una città come quella: file per andare al bagno, per prendere un caffè da Sturbuck’s, per comprare un biglietto, per accedere ad un’attrazione, per mangiare. Non so se sia così per tutti, ma decisamente non farebbe per me.

 

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4° giorno a NY – Grand Central Terminal, Top of The Rock, China Town, Little Italy

La mattina del 27 ce la siamo presa con estrema calma e dopo la solita colazione a base di cheesecake abbiamo lasciato la camera intorno alle 12.00.

Per mera curiosità, abbiamo visitato l’Apple Store a due passi dall’albergo, completamente sviluppato sotto terra: all’esterno presenta soltanto un grosso cubo di vetro trasparente con un’ascensore e una scala a chiocciola che gli gira intorno, davvero particolare!

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Subito fuori dall’Apple Store non abbiamo potuto fare a meno di assaggiare il famoso hot dog di Nathan’s: buonissimo!

La seconda tappa è stata la Grand Central Terminal, la stazione centrale. Ha un ingresso enorme e maestoso, che mi ha riportato alla memoria gli ambienti di Hogwarts, la scuola di magia di Harry Potter. Trattandosi di una stazione effettivamente funzionante, una ventina di minuti è sufficiente per entrare, farsi un’idea e passare alla prossima attrazione.

Verso le 15 avevamo prenotato l’ingresso al Top of The Rock, quindi senza quasi fare fila abbiam preso l’ascensore diretti al 67° piano (da cui a piedi abbiamo avuto accesso anche al 69° e 70° piano, il tetto dell’edificio). COme dall’Empire State Building, anche qui la vista era mozzafiato, diventando ancora più meravigliosa al tramonto (che nel mese di Dicembre avviene intorno alle 16.30).

Dopo aver scattato un centinaio di foto al panorama, ci siamo diretti verso China Town (sostanziamente Canal Street e, soprattutto, Mott Street). La parellela di quest’ultima è Mulberry Street, che rappresenta Little Italy: ci sono decine di ristoranti con i nomi più scontati e riconoscibili possibile: “La nonna”, “Zia Maria”, “Bar Napoli”, “Bar Roma”, “La Dolce Vita”. Di italiani veri, però, neanche l’ombra.

Intorno alle 19 abbiamo approfittato della vicinanza a Soho per provare il ristorante “Piccola Cucina“, 2° classificato  nel programma di Panella “Little Big Italy”. Effettivamente i camerieri erano tutti italiani, il posto è piccolissimo, e i sapori non sono troppo distanti da quelli a cui siamo abituati nella nostra penisola, anche se inevitabilmente alcuni ingredienti e preparazioni strizzano l’occhio al gusto degli americani. Dopo una squisit arancina (o arancino che dir si voglia) e un tegame di pasta a testa, siamo tornati rotolando in albergo.

 

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3° giorno a New York – Flatiron Building, Museum of Sex, Empire State Building

La mattina di Santo Stefano ce la siamo presa comoda, non tanto per pigrizia quanto per cercare di far riavere le nostre gambe e la nostra schiena già distrutte dopo due soli giorni nella Grande Mela. Immancabile la cheescake più buona al mondo.

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Per la prima di altre numerose volte, abbiamo preso la metro nel verso sbagliato capitando a Roosvelt Island (evitatela pure, non c’è alcunchè da visitare), ma fortunatamente ogni 4/7 minuti passa un altro treno e puoi sempre torare sui tuoi passi. Una volta raggiunta Times Square, ci siamo messi alla ricerca di un Big Bus per il Dowtown Tour incluso nel NY City Pass.

Ammetto di non aver avuto il coraggio di fare il tour sul piano scoperto del bus a due piani, e farlo dall’interno non è proprio la stessa cosa. La guida, una signora afroamericana sulla cinquantina, era a dir poco mattacchiona, tanto che spesso si lanciava in performance canore simpatiche ma alquanto discutibili. Consiglio il tour nei primissimi giorni di permanenza a NY, così da avere un’idea del dislocamento delle varie attrazioni che vorreste visitare.

Dopo una rapida sosta in uno dei migliaia di Starbuck’s sparsi per la città, abbiamo raggiunto il Madison Park e il Flatiron building, il palazzo reso famoso dal film Spider-Man e assolutamente riconoscibile grazie alla sua forma a “ferro da stiro” davvero particolare.

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Dopo qualche doverosa foto, abbiamo raggiunto il Museum of Sex a due passi da lì. La visita è stata carina, a momenti curiosa, ma niente di trascendentale e per cui valga assolutamente la pena visitare questo museo interattivo.

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Come ultima tappa abbiamo lasciato l’Empire State Building, che abbiamo risalito in ascensore fino all’80° piano. Da qui, per evitare i 25 minuti di attesa davanti ad un ulteriore ascensore, abbiamo deciso di fare a piedi altri 6 piani di scale…che saranno mai 6 piani di scale: la morte. Però ne è valsa la pena perchè da lì il panorama era davvero mozzafiato. La città vista dall’alto di notte è uno spettacolo davvero imperdibile, che non si può raccontare neanche con le foto.

Prima di rientrare in albergo, ci siamo fermati al 23th Roof Top: si tratta di un locale al 20° piano di un palazzo diviso in due zone, una al coperto con divanetti e tavolini, e una all’esterno (sul tetto del palazzo) cosparsa di igloo trasparenti in cui potersi rifugiare per una bevuta e per smangiucchiare qualcosa.  Purtroppo gli igloo erano tutti occupati, pertanto abbiamo deciso di fare una bevuta e dividere un ottimo hamburger sui divanetti interni con vista sulla città prima di rientrare in hotel intorno a mezzanotte.

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Girare la sera per le strade di NY è assolutamente tranquillo e piacevole, anche con bambini al seguito.

Il mio viaggio “fai da te” a New York

2° giorno a New York – Central Park, Gray’s Papaya, Rockefeller Center, Radio City Music Hall, Magnolia Bakery, Asiate

25 Dicembre 2019 – Giorno di Natale, nonchè giorno del mio compleanno e della seconda giornata passata a New York.

La mattina appena sveglia ho ricevuto da Francesco un bellissimo regalo di compleanno: i biglietti per il musical The Lion King di Broadway! Avevo desiderato davvero tanto vedere un musical a Broadway (ho visto 3 volte Notre Dame de Paris qui in Italia nel giro di 5 anni, e alla Sanremo Production Academy avevo avuto come insegnante di canto nientemeno che Matteo Setti, che molti di voi conosceranno come “Gringoire”…un portento!). Ma ahimè i prezzi dei biglietti erano davvero inavvicinabili: si parlava di circa 250 euro a testa, e visti i costi già sostenuti per l’intero viaggio, non me la sono sentita di investirne così tanti in qualcosa che immaginavo sarebbe piaciuto a me soltanto. Quindi vi lascio immaginare l’emozione di trovarmi tra le mani due biglietti per il 2 Gennaio!

Vista la bella giornata di sole, abbiamo deciso di fare un giro a Central Park, a due minuti a piedi dall’albergo. E’ più grande di quanto avessi mai immaginato, e soltanto nell’infinitesimale pezzetto percorso a piedi abbiamo incontrato: una pista di pattinaggio sul ghiaccio, carrozze trainate da cavalli o da ragazzi che pedalavano (alla modica cifra di 3.99 $ al minuto), baracchini con gelati e noccioline tostate in vendita ma, soprattutto, scoiattoli! In una città in cui è impossibile incontrare un gatto, rarissimo incontrare cani, è stato emozionante vedere tantissimi scoiattoli giocare tra loro e rincorrersi nella vastità del parco, a debita distanza dalle persone.

La cosa più bella di Central Park probabilmente non è neanche il parco in se’ quanto la cornice che lo circonda, perchè appena alzi lo sguardo al disopra di rocce e alberi vedi svettare grattacieli talmente alti da chiederti come riescano a stare su.

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All’altezza del Dakota Building (dove assassinarono John Lennon nel 1980) siamo usciti da Central Park per prendere la metro. Ci siamo fatti tentare da un baracchino che vendeva Pretzel al formaggio, ma ce ne siamo pentiti amaramente, tanto che dopo qualche morso dato malvolentieri abbiamo dovuto buttarlo. Per rifarci la bocca, abbiamo preso un Hot Dog in un posto a cui da fuori non avevamo dato una lira perchè rimasto fermo agli anni ’80, tutto pieno di scritte gialle e rosse, ma consigliato da moltissimi: Gray’s Papaya. Con 9$ abbiamo preso 2 hot dog e 2 bevande, e siamo usciti soddisfatti al di là di ogni nostra aspettativa!

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I würstel hanno un sapore molto diverso da quello a cui siamo abituati in Italia, ed è proprio quello a renderli speciali! Dopo un pranzo fugace fatto in piedi (non sperate di trovare posti in cui sedersi a NY) abbiamo preso la metro e ci siamo diretti al Rockefeller Center per vedere il famoso albero di natale, quello per cui la gente parte apposta da ogni parte del mondo per assistere all’accensione.

Ad essere sincera in se’ per se’ l’albero non è neanche tutta questa specialità (sì, certo, è molto grande e ha la stella sulla punta fatta completamente di Swarovski), e anche la pista di pattinaggio sul ghiaccio sottostante è davvero piccina, però anche qui la cornice di grattacieli riesce a rendere il tutto più speciale e magico. Aspettando l’ora del tramonto per salire al Top of The Rock, abbiamo partecipato al tour guidato del Radio City Music Hall (incluso nel NY City pass).

Siamo stati dietro le quinte di questo bellissimo teatro e abbiamo sbirciato il numero natalizio delle Rockettes da una cabina di regia. Il teatro in sè, pur rispecchiando l’antiquato arredamento degli anni ’30, è davvero affascinante, specialmente quando il soffitto diventa parte integrante dello spettacolo attraverso proiezioni e giochi di luce.

Con l’intento di ripose un po’ i piedi, abbiamo cercato una Bakery nelle vicinanze in cui poter assaggiare la famosa cheese cake di NY: nella realtà abbiamo dovuto fare 20 minuti di fila solo per entrare al Magnolia Bakery per poi mangiare rigorosamente in piedi  una Red Velvet Cupcake (che personalmente non ho amato, de gustibus) e una cheese cake davvero squisita! Quando siamo tornati al Rockefeller Center per capire come salire al Top of The Rock, abbiamo avuto una brutta sorpresa: raggiunta la biglietteria convinti di goderci il tramonto (che nel periodo natalizio avviene intorno alle 16.30 del pomeriggio), abbiamo dovuto prenotare per le 15.00 del 27 dicembre, due giorni dopo, in quanto prima non c’era disponibilità!

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Dopo qualche peripezia per trovare la linea della metro giusta siamo finalmente rientrati in albergo. Abbiamo potuto riposare solo mezz’ora però, perchè poi Francesco mi ha annunciato che dovevamo prepararci per andare a cena: un’altra sorpresa di compleanno, oltre che un modo speciale di festeggiare il Natale. Eravamo attesi al 35° piano di un albergo in Columbus Circle, doveva avevamo una prenotazione presso il ristorante Asiate.

La vista dal tavolo era meravigliosa, specialmente quando un cameriere molto carino ci ha spostato al tavolo davanti alla vetrata: sembrava di avere davanti lo schermo di un gigante cinema, ma la differenza era che Central Park e i grattacieli che gli si stagliavano intorno erano veri, e nel buio della notte con le loro luci davano vita ad un panorama mozzafiato. Una vista capace di riempirti gli occhi anche a distanza di giorni, e di cui oggi mi emoziona il solo ricordo. E’ stata un’esperienza perfetta ed indimenticabile (non ci crederete, ma abbiamo mangiato uno dei migliori risotti mai assaggiati!). Da molti avevo sentito dire che a NY si mangiasse davvero male: devo dissentire fortemente! Se eviti i baracchini lungo le strade (ma neanche tutti) e ti affidi a Tripadvisor, puoi mangiare piatti davvero sfiziosi. Dietetiche no, ma buone sì 😉

 

Il mio viaggio “fai da te” a New York