11° giorno a New York – Madison Square Garden, tour dei Rooftop

3 Gennaio 2020: 3° tentativo di visitare il Medison Sqaure Garden che fortunatamente è andato a buon fine. Abbiamo scelto di fare l’ultimo tour, quello delle 15:00, così da avere il tempo per un buon pranzo tranquillo. Abbiamo optato per un ristorante giapponese un po’ nascosto ma ben recensito su Tripadvisor: Izakaya Mew. Fatto salvo per il sushi che non ci ha fatto impazzire, il resto era davvero ottimo!

Il tour è stato rapido ma carino: abbiamo appreso di alcuni famosissimi eventi che hanno avuto luogo al Madison Square Garden (che negli anni è stato rifatto da capo ben 3 volte!), visto le suites per gli spettatori più importanti e gli spogliatoi dei Knicks. Il bello di questo enorme palazzetto è che nel giro di poche ore può trasformarsi da campo da basket a pista di ghiaccio ad arena per le lotte tra tori.

Al termine del tour abbiamo fatto un giretto veloce in un paio di negozi e siamo  tornati in albergo per poterci cambiare e ripartire per il tour dei rooftop (lo abbiamo prenotato attraverso il sito de Il Mio Viaggio a New York giusto un paio di giorni prima). Alle 19 in punto eravamo davanti al Paramount Hotel di Times Square, base di partenza per il tour. Nella mail informativa che indicava orario e luogo dell’incontro, era anche specificato di indossare un abbigliamento adeguato e scarpe non sportive; ad alcuni partecitanti infatti sono state fatte molte storie per via delle scarpe da trekking che indossavano, perchè c’era il forte rischio che i buttafuori all’ingresso non gli permettessero di accedere ai club. Alla fine è andato tutto bene, probabilmente perchè i club sono abituati a turisti distratti che sopravvengono alle regole del dress code, anche perchè sono certa che questi tour organizzati gli portino diversi introiti. Ad ogni modo, è sicuramente un dettaglio a cui fare attenzione.

Il primo rooftop che abbiamo raggiunto col pullman è stato il “230“, che avevamo già visitato in autonomia (un club davvero carino disposto su due piani, uno al chiuso e uno all’aperto con tanto di igloo trasparenti per proteggere le persone dal freddo).

Poi ci hanno portati al Monarch, molto più picciolo del precedente ma con l’Empire State Building praticamente sulla testa.

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L’ultimo rooftop è stato lo Sky Room, vicino a Times Square: due piani entrambi al coperto e una vista bellissima.

In tutti e tre i locali la guida si occupava di preparare un drink alcolico uguale per tutti (tranne per chi chiedeva un analcolico e poteva scegliere tra Coca Cola, succo di frutta e poco altro). Il tempo di permanenza in ciascun club è stato di circa 50 minuti, quindi il tempo per ordinare qualcosa da mangiare o di fare un’altra bevuta praticamente non c’era. Ad ogni modo ci ha dato la possibilità di conoscere alcuni club molto alla moda, frequentati dai giovani newyorkesi, e di non doverci sbattere per gli spostamenti tra uno e l’altro avendo a disposizione sempre il pullman che ci aspettava in strada.

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8° giorno a New York – Statua della Libertà, Museum of Natural History, Capodanno

Il 31 Dicembre ci siamo alzati alle 6 del mattino per raggiungere ad un orario decente la biglietteria per la Statua della Libertà presso Battery Park. Fortunatamente non c’erano troppi turisti (si parla comunque di almeno 200 persone), pertanto siamo riusciti nel giro di mezz’ora o poco più a fare i biglietti e imbarcarci sul traghetto (ovviamente le operazioni di imbarco sono alquanto lente anche per via dei controlli che non hanno niente da invidiare a quelli aeroporuali). Per il tratto in battello fino a Liberty Island non si impegano più di 25 minuti sbarco incluso. L’isola in se’ per se’ non ha niente di speciale se non la vista dello skyline di New York; per il resto troverete soltanto la Statua della Libertà, il realtivo museo e un negozio di gadget. La statua non è grande come me la immaginavo, ma d’altronde come ogni donna ha i suoi trucchi e riesce comunque a svettare verso il cielo grazie all’alto piedistallo su cui è appoggiata.

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La visita al museo dedicato alla Statua della Libertà è stata davvero interessante. In breve la storia della nascita della Statua è la seguente: furono i francesi a realizzarla a casa loro, pezzo per pezzo. Una volta terminata, assemblarono la statua per verificare che la struttura fosse solida, poi la smantellarono nuovamente per poterne spedire i singoli pezzi per mare fino a New York. E’ stato scioccante scoprire che avremmo potuto non vedere mai la Statua della Libertà così come la conosciamo dato che la nave che la trasportava fu sul punto di ribaltarsi e disperdere i pezzi che la componevano sul fondo del mare (si parla della fine del 1800, e i mezzi di allora non erano esattamente gli stessi che abbiamo a disposizione oggi). Agli americani fu affidato il solo compito di realizzare il piedistallo e di occuparsi della futura manutenzione; la prima fu fatta per il centenario, nel 1986: in quell’occasione furono sostituite tutte le parti corrose dal tempo tra cui l’intera fiaccola (che si può ancora visionare all’interno del museo). All’interno della Statua è presente una scala a chiocciola che arriva fino alla corona (ps: per poterla visitare è necessario prenotare la visita anche 3 mesi prima),  e tutti i materiali di cui sono composti la scala e le strutture interne della statua sono stati pensati in maniera tale che la struttura potesse “muoversi” (se pure impercettibilmente) per riuscire a resistere a tutte le intemperie.

Da Liberty Island ogni 20 minuti parte un traghetto per Ellis Island dove è possibile unicamente visitare una grossa struttura affatto moderna, a mattoncini rossi, che prima di diventare un museo era il luogo preposto ad ospitare gli immigrati che lì venivano ascoltati, controllati e ammessi o meno ad entrare nel Nuovo Mondo.

Anche da qui ogni 20 minuti parte un traghetto per tornare a Battery Park.

Una volta scesi dal battello, abbiamo mangiato qualcosa e ci siamo diretti verso la caserma dei Ghostbusters (oggi una vera caserma dei pompieri) per qualche foto.

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Mentre tornavamo in zona Central Park per visitare il Museo di Storia Naturale (in cui hanno girato molte scene del film “Una notte al museo” con Ben Stiller) abbiamo trovato per caso un’opera di Banksy!

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Effettivamente la parte del museo che riguarda i dinosauri è davvero bella e ricca, con ricostruzioni strabiliati di enormi t-rex  e titanosauri. Al secondo posto per gradimento metterei la zona che racconta l’Universo e le sue particolarità. Per il resto non c’è niente per cui valga la pena impiegare più di tanto tempo: per noi il biglietto era “gratuito” perchè incluso nel New York Pass, ma per chi non lo avesse e volesse dare solo un’occhiata alla sezione dei dinosauri e poco altro, c’è la possibilità di entrare gratis arrivando 1 ora prima della chiusura del museo.

Dopo un’intensa giornata siamo finalmente tornati in camera per un breve pisolino e una doccia ristoratrice. Mentre camminavamo sulla 5th Avenue per rintrare in albergo, ci siamo trovati circondati da transenne e poliziotti che chiedevano alle persone di rendere conto di dove stessero andando: la città si stava preparando alla notte di Capodanno. Migliaia di persone sognano di festeggiare il Capodanno a Times Square, ma non è così semplice come si potrebbe pensare: inannzitutto, è necessario presentarsi a Times Square fra le 14 e le 15 del pomeriggio, dopo di che la polizia transenna tutta l’area e non è possibile ne’ entrare ne’ uscire fino alla mezzanotte. Non potendo muoversi, le persone devono portarsi da bere, da mangiare e, cosa di gran lunga peggiore, mettersi i pannoloni per poter restistere tutte quelle ore senza un bagno nelle vicinanze….assurdo. Ovviamente è possibile prenotare in uno dei locali che circondano Times Square, ma non pensate di spendere meno di 200 $ soltanto per un apertitivo fugace o di 700/1000 $ per una serata completa di cena e vista sul Ball Drop. Per nostro conto, avevamo prenotato alle 21.45 presso il ristorante Quality Meats, esattamente di fronto al nostro albergo. E’ stata una fortuna che fosse così vicino, anche perchè  persino le corse delle metro vengono quasi del tutto bloccate dalle 18 in poi.

E’ stata una cena deliziosa, con un servizio veloce e del cibo buonissimo (abbiamo mangiato delle cappesante squisite e abbiamo dovuto ammettere che la carne buona non ce l’abbiamo soltanto noi toscani). Un quarto a mezzanotte saremmo stati pronti a scendere in strada, ma il cameriere che ci aveva servito durante la cena ci ha invitati a restare per il brindisi a base di champagne, fornendoci una trombetta e una coroncina “2020” per festeggiare la mezzonotte insieme a tutti gli ospiti del locale.

Dopo il brindisi siamo usciti in tempo per vedere gli ultimi 5 minuti di fuochi d’artificio di Central Park. Quindi abbiamo deciso di fare due passi in strada per vivere la città nella notte di Capodanno, e tutto sommato devo ammettere che la situazione era davvero tranquilla nonostante la presenza di migliaia di persone.

Ps: a sapere come sarebbe stato questo 2020, avremmo tutti festeggiato molto meno ^_^

 

Il mio viaggio “fai da te” a New York

7° giorno a New York – MOMA, DWS, Sorbillo, McGee’s Pub

Il 30 Dicembre è stata la prima vera giornata di pioggia a New York dal nostro arrivo.

Escludendo tutte le attività da fare all’aperto, abbiamo pensato di approfittare del brutto tempo per recuperare la visita mancata al Madison Square Garden; quindi dall’albergo abbiamo preso la metro fino a Pennsylvania Station e da lì, raggiunto l’ingresso del palazzetto, siamo nuovamente stati rimbalzati con la motivazione che era in corso un evento che impegnava tutto lo staff del complesso che non poteva quindi accopmagnarci nella visita guidata (non è ovviamente permesso curiosare in autonomia, e anche con le guide le “restricted areas” sono davvero molte!). Un addetto all’ingresso ci ha consigliato di tornare dopo il 2 Gennaio: “se non c’è due senza tre”, ho pensato più per tirarmi su il morale che per reale convinzione, “la prossima volta sarà quella buona”.

Siamo tornati a Pennsylvania Station per prendere la metro in direzione MOMA (Museum of Modern Art), e per consolarci del tempo perso abbiamo diviso una cheese cake alla vaniglia e caramello da Magnolia Bakery. Squisita!

Il MOMA è davvero grande (e qualche zona ce la siamo pure persa), e si va dalle opere più “strane” e moderne ai quadri di Picasso e Monet. Ci siamo dovuti fermare qualche volta a riposare piedi e gambe e alla fine della visita ci siamo imbattuti in due bambini che avranno avuto si e no 12 anni, che prendevano parte ad una installazione in movimento, salendo e scendendo da strutture simili a rocce e intonando canti lirici; una rappresentazione davvero singolare!

Non mi dilungherò ulteriormente sul MoMa perchè ammetto di non essere un’appassionata d’arte e non vorrei sbilanciarmi in considerazioni senza senso.

Una volta fuori dal museo ci siamo imbattuti in una pioggia finissima ma molto abbondante, che con l’aiuto del vento ci ha bagati da capo a piedi…fortunatamente eravamo attrezzati abbastanza bene contro la pioggia, ma il disagio negli spostamenti a piedi è stato grande.

Tra le attività da fare al chiuso ci è subito venuto in mente di mangiare qualcosa, e visto che non gustavamo una buona pizza già da una settimana abbiamo prenotato da Sorbillo per la sera stessa. Per ammazzare il tempo che rimaneva prima di cena, abbiamo fatto un salto da DWS, una catena di negozi di scarpe davvero enorme (e con offerte a prezzi bassissimi) dove sono riuscita ad acquistare degli scarponcini che fossero comodi e adatti ai chilometri a piedi che facevamo ogni giorno. Poi, finalmente, il momento della pizza: sia quella tradizionale che quella fritta erano davvero squisite, tanto da ricordarci il sapore di casa.mde

Dopo cena abbiamo preso una bevuta al McGee’s Pub, che gli appassionati di How I met your mother riconosceranno come il pub da cui è stato preso spunto per il famoso McLaren’s!

 

 

Il mio viaggio “fai da te” a New York

6° giorno a New York – Gospel ad Harlem, Black Iron Burger, Madame Tussauds

Per la giornata del 29 Dicembre avevamo fatto dei piani che sono andati totalmente a rotoli, ma non per questo ci siamo lasciati abbattere!

Avremmo voluto essere nel quartiere di Harlem intorno alle 10.30 per poter assistere ad un coro gospel. Purtroppo a causa di un guasto elettrico diverse linee della metro sono state sospese, il problema è stato scoprirlo soltanto all’arrivo alla stazione successiva.  Il risultato è stato che quando siamo arrivati ad Harlem con mezz’ora di ritardo, la First Baptist Church era già al completo e non ci hanno permesso di entrare neanche per una rapida occhiata. Senza perdere la speranza, abbiamo continuato a girovagare nel quartiere di Harlem (con l’aiuto del nostro fidato Google Maps) per trovare un’altra parrocchia che ci accettasse, ma purtroppo non siamo riusciti a trovarne.

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Per questo lungo la strada del ritorno abbiamo deciso di consolarci con 2 donuts (dalla mia espressione dovreste intuire se fossero buoni o meno 😉 e siamo tornati alla First Baptist Church che distava pochi passi dalla metro.

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Notando che alcune persone uscivano, abbiamo riprovato ad entrare a messa già iniziata e fortunatamente questa volta è andata bene. Siamo arrivati nel bel mezzo di un canto gospel, che non ha molto a che vedere con i cori gospel a cui ci hanno abituato coi film: il tutto appare più come uno spettacolo interattivo, con schermi giganti, tre soli cantanti, la gente sugli spalti coinvolta con “Amen”, incitamenti ed applausi, e il pastore come unica vera stella protagonista dello show. Ad un certo punto i fedeli sono stati invitati a tenersi per mano e, durante quello che i cattolici definiscono “scambio della pace”, una signora di colore seduta accanto a me mi ha pure abbracciato. L’ho trovata una cosa molto tenera e che fra estranei non ci sogneremmo mai di fare, ma che in quel contesto calzava a pennello dal momento che tutti in quel teatro erano profondamente partecipi e coinvolti.

Dopo circa mezz’ora di sermone, capendo che il pastore ne avrebbe avuto ancora per molto, abbiamo deciso di abbandonare la messa e partire alla volta del Madison Square Garden. Purtroppo all’arrivo abbiamo scoperto che tutti i posti per il tour erano prenotati e siamo stati costretti a rimandare la visita.

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Giusto per prenderci una pausa, ci siamo fermati a mangiare un hamburger al Black Iron Burger verso le 14.30. I tavoli erano tutti occupati, e per non dover aspettare 40 minuti (rigorosamente in piedi) abbiamo optato per mangiare seduti al bancone del bar, esperienza comunque simpatica e che ci ha fatto sentire come se fossimo newyorkesi doc.

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La carne dei panini era davvero squisita, e a rovinarci è stato il contorno: un piatto di patatine fritte con salsa di cipolla, cipollotti e bacon che dopo ore ancora non eravamo riusciti a digerire!

Appena fuori dal pub, ci siamo accorti che cominciava a piovere (una pioggia sottilissima molto simile a quella inglese), quindi abbiamo optato per una vicina attrazione al coperto inclusa nel New York Pass: il Madame Tussauds. Carino, al solito, con giusto 2 o 3 cose degne di nota, ma per il resto niente di trascendentale; d’altrone quando ne hai visto uno li hai praticamente visti tutti. Terminato il giro facendo quasi a spallate con le migliaia di altri visitatori, siamo rientrati distrutti alla base.

Dopo soli 6 giorni a NY, mi sono resa conto che noi italiani non siamo fatti per vivere in una città come quella: file per andare al bagno, per prendere un caffè da Sturbuck’s, per comprare un biglietto, per accedere ad un’attrazione, per mangiare. Non so se sia così per tutti, ma decisamente non farebbe per me.

 

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4° giorno a NY – Grand Central Terminal, Top of The Rock, China Town, Little Italy

La mattina del 27 ce la siamo presa con estrema calma e dopo la solita colazione a base di cheesecake abbiamo lasciato la camera intorno alle 12.00.

Per mera curiosità, abbiamo visitato l’Apple Store a due passi dall’albergo, completamente sviluppato sotto terra: all’esterno presenta soltanto un grosso cubo di vetro trasparente con un’ascensore e una scala a chiocciola che gli gira intorno, davvero particolare!

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Subito fuori dall’Apple Store non abbiamo potuto fare a meno di assaggiare il famoso hot dog di Nathan’s: buonissimo!

La seconda tappa è stata la Grand Central Terminal, la stazione centrale. Ha un ingresso enorme e maestoso, che mi ha riportato alla memoria gli ambienti di Hogwarts, la scuola di magia di Harry Potter. Trattandosi di una stazione effettivamente funzionante, una ventina di minuti è sufficiente per entrare, farsi un’idea e passare alla prossima attrazione.

Verso le 15 avevamo prenotato l’ingresso al Top of The Rock, quindi senza quasi fare fila abbiam preso l’ascensore diretti al 67° piano (da cui a piedi abbiamo avuto accesso anche al 69° e 70° piano, il tetto dell’edificio). COme dall’Empire State Building, anche qui la vista era mozzafiato, diventando ancora più meravigliosa al tramonto (che nel mese di Dicembre avviene intorno alle 16.30).

Dopo aver scattato un centinaio di foto al panorama, ci siamo diretti verso China Town (sostanziamente Canal Street e, soprattutto, Mott Street). La parellela di quest’ultima è Mulberry Street, che rappresenta Little Italy: ci sono decine di ristoranti con i nomi più scontati e riconoscibili possibile: “La nonna”, “Zia Maria”, “Bar Napoli”, “Bar Roma”, “La Dolce Vita”. Di italiani veri, però, neanche l’ombra.

Intorno alle 19 abbiamo approfittato della vicinanza a Soho per provare il ristorante “Piccola Cucina“, 2° classificato  nel programma di Panella “Little Big Italy”. Effettivamente i camerieri erano tutti italiani, il posto è piccolissimo, e i sapori non sono troppo distanti da quelli a cui siamo abituati nella nostra penisola, anche se inevitabilmente alcuni ingredienti e preparazioni strizzano l’occhio al gusto degli americani. Dopo una squisit arancina (o arancino che dir si voglia) e un tegame di pasta a testa, siamo tornati rotolando in albergo.

 

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2° giorno a New York – Central Park, Gray’s Papaya, Rockefeller Center, Radio City Music Hall, Magnolia Bakery, Asiate

25 Dicembre 2019 – Giorno di Natale, nonchè giorno del mio compleanno e della seconda giornata passata a New York.

La mattina appena sveglia ho ricevuto da Francesco un bellissimo regalo di compleanno: i biglietti per il musical The Lion King di Broadway! Avevo desiderato davvero tanto vedere un musical a Broadway (ho visto 3 volte Notre Dame de Paris qui in Italia nel giro di 5 anni, e alla Sanremo Production Academy avevo avuto come insegnante di canto nientemeno che Matteo Setti, che molti di voi conosceranno come “Gringoire”…un portento!). Ma ahimè i prezzi dei biglietti erano davvero inavvicinabili: si parlava di circa 250 euro a testa, e visti i costi già sostenuti per l’intero viaggio, non me la sono sentita di investirne così tanti in qualcosa che immaginavo sarebbe piaciuto a me soltanto. Quindi vi lascio immaginare l’emozione di trovarmi tra le mani due biglietti per il 2 Gennaio!

Vista la bella giornata di sole, abbiamo deciso di fare un giro a Central Park, a due minuti a piedi dall’albergo. E’ più grande di quanto avessi mai immaginato, e soltanto nell’infinitesimale pezzetto percorso a piedi abbiamo incontrato: una pista di pattinaggio sul ghiaccio, carrozze trainate da cavalli o da ragazzi che pedalavano (alla modica cifra di 3.99 $ al minuto), baracchini con gelati e noccioline tostate in vendita ma, soprattutto, scoiattoli! In una città in cui è impossibile incontrare un gatto, rarissimo incontrare cani, è stato emozionante vedere tantissimi scoiattoli giocare tra loro e rincorrersi nella vastità del parco, a debita distanza dalle persone.

La cosa più bella di Central Park probabilmente non è neanche il parco in se’ quanto la cornice che lo circonda, perchè appena alzi lo sguardo al disopra di rocce e alberi vedi svettare grattacieli talmente alti da chiederti come riescano a stare su.

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All’altezza del Dakota Building (dove assassinarono John Lennon nel 1980) siamo usciti da Central Park per prendere la metro. Ci siamo fatti tentare da un baracchino che vendeva Pretzel al formaggio, ma ce ne siamo pentiti amaramente, tanto che dopo qualche morso dato malvolentieri abbiamo dovuto buttarlo. Per rifarci la bocca, abbiamo preso un Hot Dog in un posto a cui da fuori non avevamo dato una lira perchè rimasto fermo agli anni ’80, tutto pieno di scritte gialle e rosse, ma consigliato da moltissimi: Gray’s Papaya. Con 9$ abbiamo preso 2 hot dog e 2 bevande, e siamo usciti soddisfatti al di là di ogni nostra aspettativa!

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I würstel hanno un sapore molto diverso da quello a cui siamo abituati in Italia, ed è proprio quello a renderli speciali! Dopo un pranzo fugace fatto in piedi (non sperate di trovare posti in cui sedersi a NY) abbiamo preso la metro e ci siamo diretti al Rockefeller Center per vedere il famoso albero di natale, quello per cui la gente parte apposta da ogni parte del mondo per assistere all’accensione.

Ad essere sincera in se’ per se’ l’albero non è neanche tutta questa specialità (sì, certo, è molto grande e ha la stella sulla punta fatta completamente di Swarovski), e anche la pista di pattinaggio sul ghiaccio sottostante è davvero piccina, però anche qui la cornice di grattacieli riesce a rendere il tutto più speciale e magico. Aspettando l’ora del tramonto per salire al Top of The Rock, abbiamo partecipato al tour guidato del Radio City Music Hall (incluso nel NY City pass).

Siamo stati dietro le quinte di questo bellissimo teatro e abbiamo sbirciato il numero natalizio delle Rockettes da una cabina di regia. Il teatro in sè, pur rispecchiando l’antiquato arredamento degli anni ’30, è davvero affascinante, specialmente quando il soffitto diventa parte integrante dello spettacolo attraverso proiezioni e giochi di luce.

Con l’intento di ripose un po’ i piedi, abbiamo cercato una Bakery nelle vicinanze in cui poter assaggiare la famosa cheese cake di NY: nella realtà abbiamo dovuto fare 20 minuti di fila solo per entrare al Magnolia Bakery per poi mangiare rigorosamente in piedi  una Red Velvet Cupcake (che personalmente non ho amato, de gustibus) e una cheese cake davvero squisita! Quando siamo tornati al Rockefeller Center per capire come salire al Top of The Rock, abbiamo avuto una brutta sorpresa: raggiunta la biglietteria convinti di goderci il tramonto (che nel periodo natalizio avviene intorno alle 16.30 del pomeriggio), abbiamo dovuto prenotare per le 15.00 del 27 dicembre, due giorni dopo, in quanto prima non c’era disponibilità!

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Dopo qualche peripezia per trovare la linea della metro giusta siamo finalmente rientrati in albergo. Abbiamo potuto riposare solo mezz’ora però, perchè poi Francesco mi ha annunciato che dovevamo prepararci per andare a cena: un’altra sorpresa di compleanno, oltre che un modo speciale di festeggiare il Natale. Eravamo attesi al 35° piano di un albergo in Columbus Circle, doveva avevamo una prenotazione presso il ristorante Asiate.

La vista dal tavolo era meravigliosa, specialmente quando un cameriere molto carino ci ha spostato al tavolo davanti alla vetrata: sembrava di avere davanti lo schermo di un gigante cinema, ma la differenza era che Central Park e i grattacieli che gli si stagliavano intorno erano veri, e nel buio della notte con le loro luci davano vita ad un panorama mozzafiato. Una vista capace di riempirti gli occhi anche a distanza di giorni, e di cui oggi mi emoziona il solo ricordo. E’ stata un’esperienza perfetta ed indimenticabile (non ci crederete, ma abbiamo mangiato uno dei migliori risotti mai assaggiati!). Da molti avevo sentito dire che a NY si mangiasse davvero male: devo dissentire fortemente! Se eviti i baracchini lungo le strade (ma neanche tutti) e ti affidi a Tripadvisor, puoi mangiare piatti davvero sfiziosi. Dietetiche no, ma buone sì 😉

 

Il mio viaggio “fai da te” a New York

 

 

1° giorno a New York – Brunch, Times Square, Macy’s, The Roof

In questi giorni tristi, tanto pesanti quanto inconsistenti, forse più che alla vana speranza credo sarebbe meglio aggrapparsi ai bei ricordi, che quelli almeno non li distrugge il Telegiornale con la conta inesorabile delle morti dovute al Covid-19.

È per questo che ho ripreso in mano il diario del viaggio di New York: avevo bisogno di pensare ad un ricordo felice, anche se non sono Harry Potter e non devo lanciare nessun Expecto Patronum; avevo solo voglia di ricordare com’era la vita appena prima che questo maledetto virus cominciasse a spezzare anime e rallentare il mondo attorno e dentro di noi.

Ripartirò da quel 23 Dicembre, quando un volo Norwegian ci ha portati indietro di 6 ore regalandoci, poco prima dell’atterraggio, lo spettacolo della più grande distesa di luci che io abbia mai visto da un aereo.

Una volta atterrati a NY, uno shuttle di Go Airlink (prenotato dall’Italia qualche settimana prima) ci ha condotti all’albergo. In quel viaggio durato all’incirca un’ora mi sono resa conto che se sei in grado di guidare a NY, puoi farlo ovunque, persino a Napoli (chi come me ha origini partenopee, o meglio ancora ci vive, può capire cosa intendo).

Già soltanto incontrare i primi grattacieli e scorgere da lontano Manhattan lungo il corso dell’East River è stato emozionante: per quanto artificiale esso sia, è uno spettacolo che non esiste altrove.

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E vogliamo parlare del fumo bianco che esala dai tombini o delle divise dei poliziotti che ti catapultano in un attimo sul set televisivo di Gostbusther o Scuola di Polizia? Quasi volevo piangere dall’emozione.

Finalmente verso mezzanotte abbiamo raggiunto l’Aka Central Park, un albergo moderno, spazioso e pulito al di là di ogni aspettativa.

Già storditi da un primo incontro fugace con la Grande Mela, ci siamo concessi un bel sonno ristoratore che ci preparasse ad una prima giornata di scoperte.

Quindi la mattina del 24 Dicembre siamo scesi in strada tutti bardati con cappello, sciarpa e guanti, ma fortunatamente non abbiamo trovato il freddo glaciale che ci eravamo aspettati (anche se in certi momenti il vento era piuttosto pungente). Ci siamo diretti verso Sarabeth, di fronte a Central Park a due passi dall’albergo, per il primo brunch newyorkese: uova, formaggi, acqua servita in bicchieri pieni di ghiaccio e 97 $ di conto mance incluse che ci ha dato un primo assaggio del costo della vita a NY!

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Per provare a smaltire gli enormi piatti golosi di Sarabeth, abbiamo deciso di incamminarci verso Times Square e Broadway: ogni cosa ci è sembrata incredibile, dai grattacieli alla vivacità delle strade agli addobbi natalizi e fin’anche ai Sabrett puzzolenti che vendevano Pretzel e hot dog lungo i marciapiedi di tutte le strade. Times Square è bella da farti restare a bocca aperta: schermi giganti talmente luminosi da illuminare il cielo, gente ferma sui marciapiedi col naso all’insù e il Ball Drop pronto per il nuovo anno in arrivo.

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Nonostante ci trovassimo in una delle metropoli più grandi e affollate del mondo, non ci siamo sentiti stranieri o insicuri: ci pareva piuttosto di passeggiare nel centro di un grande paesone capace di farti sentire a casa tua anche a migliaia di chilometri di distanza. Credo che sarà questa la sensazione che più fortemente ricorderò di questo viaggio a NY.

Dopo tanto camminare, abbiamo deciso di sbirciare dentro Macy’s, un mall (centro commerciale per chi parla come mangia) di 9 piani che non siamo riusciti a vedere tutto neanche in 2 ore di permanenza! Anche perché dopo un po’ i piedi iniziavano davvero a fare male e una pausa da Starbuck’s è stata doverosa, con tanto di caffè lungo al cioccolato. Seguendo l’usanza di molti giovani newyorkesi, abbiamo raggiunto il nostro albergo con la metro (per 33$ è possibile fare un biglietto illimitato della durata di 7 giorni) e abbiamo passato un paio d’ore in camera a riposare. Dopo di che siamo ripartiti, passo dopo passo, alla volta del The Roof, una terrazza panoramica al coperto al 25° piano di un albergo in cui abbiamo preso una bevuta e mangiato un piatto di Meatball al sugo in due: buone al di là di ogni aspettativa! Il conto invece è stato caro esattamente come ce lo aspettavamo: 70 $ mance incluse.

Abbiamo voluto spendere così la nostra prima giornata a NY: bighellonando per le strade, senza mete precise, prendendoci tutto il tempo per godere del paesaggio metropolitano, degli odori, delle stranezze e della bellissima giornata di sole. Normalmente è meglio pianificare nel dettaglio un viaggio come quello nella Grande Mela, ma avendo a disposizione due settimane, almeno per i primissimi giorni abbiamo deciso di prendercela comoda.

Il mio viaggio “fai da te” a New York

 

New York fai da te – la pianificazione

Eccomi finalmente con una mezz’ora scarsa a disposizione per raccontarvi dello splendido viaggio a New York che ho intrapreso nel periodo natalizio con la mia dolce metà.

Avevamo pianificato questo viaggio da molto, troppo tempo. Considerate che a febbraio 2019 avevamo già prenotato sia i voli che l’albergo per Dicembre! Visto che, come si intuisce dal titolo del post, si é trattato di un viaggio totalmente “fai da te” (sia perché volevamo essere del tutto autonomi e indipendenti, sia per una questione di budget), condividerò con piacere i nostri sforzi nella speranza che possano tornare utili a chi, come noi, vorrebbe partire ma non sa da dove cominciare. Per ovvie ragioni di tempo e per non risultare troppo tediosa, dividerò il resoconto in varie parti così che possiate leggere solo quelle che vi interessano.

LA PIANIFICAZIONE

La primissima cosa che abbiamo fatto è stata individuare i giorni a disposizione, cosa che per noi è stata davvero semplice dal momento che lavoriamo nello stesso ufficio e che ogni anno abbiamo sempre le stesse due settimane di ferie nel periodo natalizio.

Inizialmente temevamo che la spesa sarebbe stata quasi insostenibile, motivo per cui per tutto il 2019 abbiamo cercato di risparmiare il più possibile per non arrivare impiccati a Natale tra spese di viaggio, regali e varie. Siamo partiti il 23 Dicembre e siamo rientrati il 7 Gennaio 2020: 2 settimane intense e bellissime!

Più che il volo, ciò che incide considerevolmente sulla spesa finale è sicuramente il numero di pernottamenti se si parla di una città come New York. Va da se’ che anche il periodo dell’anno (a patto che possiate sceglierlo) va valutato attentamente se la disponibilità che si ha è molto limitata. Noi ad esempio siamo stati molto svantaggiati da questo punto di vista dato che NY sotto Natale è carissima (ma col senno di poi devo dire che ne è valsa la pena perché è davvero magica!).

Partendo dalla Toscana, la soluzione più economica per i trasporti è stata raggiungere l’aeroporto di Roma Fiumicino col treno per poi prendere un volo diretto (con Norwegian) fino a New York JFK.

Costo totale dei voli (andata e ritorno per 2 persone) 1.260 euro, inclusi pasti a bordo, una valigia da stiva ciascuno e un bagaglio a mano a testa.

Relativamente ai voli, devo fare una doverosa premessa: se prenotate con molto anticipo e siete persone composte come me al 75% da ansia, arrivare indenni al giorno della partenza non sarà semplice, soprattutto sapendo che la compagnia aerea potrà variare orari e persino giorni di arrivo e partenza in qualsiasi momento! E non pensate che sia un caso straordinario: a noi è successo…e per ben due volte!

La prima volta, un mesetto dopo aver effettuato la prenotazione, Norwegian ci ha avvisati con una mail che i nostri voli avevano subito una modifica, e ci ha invitati a “cliccare qui per confermare”. In sintesi il volo di ritorno che avevamo prenotato era stato cancellato, e l’alternativa consisteva nel ripartire da New York con un giorno di anticipo. Prima però di buttare via i soldi già pagati per l’ultima notte in albergo, abbiamo contattato Norwegian telefonicamente (parlando esclusivamente in inglese) e abbiamo scoperto che esisteva la possibilità di ripartire un giorno dopo anziché quello prima (ovviamente se non li avessimo chiamati non lo avremmo mai saputo!). Anche perché a quel punto, per scusarsi del “danno” causato, Norwegian ha dovuto prenotare a proprie spese una stanza d’albergo per l’ultima notte (quella in più) nei pressi dell’aeroporto….peccato che un mese e mezzo prima della partenza siano cambiati gli aeroporti di arrivo e partenza! Comunque tutto sommato abbiamo guadagnato un giorno intero in più a New York e spostarsi da una parte all’altra per raggiungere l’aeroporto giusto non è stato poi così terribile come lo sarebbe stato con i mezzi pubblici in Italia.

Qualsiasi cosa succeda, per non rischiare di buttare via soldi inutilmente, è fondamentale fin da subito assicurare il viaggio: 10 mesi sono tanti e non ci è dato sapere cosa potrebbe accadere fino al giorno della partenza! Il costo si aggira intorno ai 230 euro a testa: potrebbero sembrare tanti, ma consentono di recuperare intorno all’80% della cifra spesa nel caso in cui per qualche imprevisto non riusciate a partire!

Ad essere del tutto sinceri, prima di decidere di organizzare il viaggio in autonomia ci eravamo fatti un’idea sui voli e sugli alberghi presso alcune Agenzie di Viaggio. E in realtà stavamo anche per prenotare, pensando che avere un punto di riferimento in Italia non sarebbe stata una cattiva idea, ma niente di quello che ci avevano offerto soddisfaceva a pieno le nostre esigenze. Le sistemazioni proposte erano abbastanza centrali ma molto piccole e “antiquate”, un trionfo di moquette e di vasche da bagno con la tendina in plastica, di quelle che ti si attaccano addosso mentre fai la doccia (che odio!). Abbiamo passato serate intere a girare tutti i siti di prenotazione possibile, e dopo un mese di ricerche (con l’ansia a palla dal momento che vedevamo i prezzi lievitare ogni giorno di più), abbiamo prenotato all’Aka Central Park tramite Booking.com.

Attenzione quando prenotate gli alberghi, innanzitutto perché a New York è pieno di catene e con lo stesso nome potreste trovare più alberghi (o anche più ristoranti), ma situati in zone opposte di Manhattan! Altra cosa fondamentale: che voi siate al centro di Manhattan o in uno dei quartieri limitrofi (Brooklyn, Queens, ecc…), è fondamentale che ci sia una metro vicina all’hotel per potersi spostare: potreste impiegare anche venti minuti ad attraversare un solo isolato a piedi!

Sinceramente siamo stati felicissimi della scelta per moltissime ragioni: prenotare in anticipo spendendo soltanto poco più di 200 euro a notte per dormire a New York tra Natale e Capodanno è stata davvero una mossa vincente, la posizione era davvero strategica (non eravamo nel casino di Times Square, ma con un paio di fermate della metro potevamo raggiungerla), l’ampiezza della camera (che loro definiscono “studio” dal momento che aveva anche un cucinino) era strabiliante rispetto agli standard di Ny, la pulizia non era male, e i servizi erano ottimi (nelle giornate di pioggia trovavi dei bellissimi ombrelli gentilmente offerti dall’albergo all’uscita, c’erano la palestra e la sala cinema, oltre che una lavanderia con lavatrice e asciugatrice completamente gratuite. Ovviamente per avere questo prezzo, oltre all’anticipo abbiamo dovuto accettare il compromesso di prenotare ad una tariffa non rimborsabile e senza colazione: il “non rimborsabile” può farvi risparmiare anche 1000 $ su un soggiorno di due settimane, e non fare la colazione in albergo ve ne farà risparmiare almeno 30$ al giorno (che poi, onestamente, non sarebbe servita a niente visto il tipo di alimentazione che abbiamo seguito in quelle settimane!).

Altra spesa da affrontare poco prima della partenza, è quella che riguarda l’assicurazione medica: come saprete in America l’assistenza sanitaria ha dei costi strabilianti, e in caso di bisogno potrebbero lasciarvi morire se non aveste con voi la vostra copertura medica. Il costo si aggira intorno ai 120 euro a testa.

FONDAMENTALE: se non ne avete già una, dovete assolutamente munirvi di carta di credito. Serve sempre e comunque!

Una volta prenotate le cose basilari, è il momento di pianificare le vostre giornate a Ny: non pensate di uscire dall’albergo e andare “a braccio” perché questa scelta potrebbe farvi perdere intere giornate! A seconda dei giorni che si hanno a disposizione, vi consiglio di comprare un Pass che vi permetta di accedere alle attrazioni di NY a prezzi scontati rispetto a quelli che paghereste sul posto. Il mondo dei Pass è pressoché infinito, ma quelli più quotati sono il City Pass ed il New York Pass. Vi elenco qui sotto le principali differenze.

CITY PASS: al costo di 132 $, avete l’accesso gratuito a 6 attrazioni già stabilite.

NEW YORK PASS: al costo di 329 $, avete l’accesso a centinaia di attrazioni, e ha una durata di 10 giorni.

Ovviamente la scelta va fatta in base ai giorni a disposizione: noi abbiamo scelto il New York Pass e lo abbiamo sfruttato il più possibile, riuscendo a visitare almeno le attrazioni principali che ci eravamo prefissati di visitare.

Anche l’abbigliamento fa parte della preparazione: se ci andate d’inverno, fate conto di dovervi preparare per la montagna! Temperature bassissime, vento, pioggia a e neve sono ciò che NY potrebbe regalarvi. Col meteo noi stiamo stati decisamente fortunati: abbiamo scampato la bufera di neve della settimana precedente a quella della nostra partenza, e abbiamo beccato solo 2 o 3 giorni di pioggia. E’ fondamentale avere una giacca calda, antivento ed impermeabile. Per le scarpe scegliete qualcosa di caldo ed estremamente comodo, perché i vostri piedi non verranno risparmiati: noi che siamo soliti spostarci da una sedia all’altra e dalle sedie al divano, a NY abbiamo fatto una media di 10 Km al giorno! Non dimenticate sciarpa, cappello e guanti. E sotto vestitevi a “cipolla”: se fuori la temperatura è sotto zero, all’interno di musei e grattacieli potreste trovare anche 28°!

Almeno una settimana prima di partire, dovete richiedere il Visto per entrare a NY: vi basterà andare sul sito ufficiale dell’ESTA e compilare tutti i campi  con dati anagrafici, passaporto e indirizzo del primo albergo in cui soggiornerete). Avete tempo fino a 24h prima della partenza per poterlo richiedere, ma non azzarderei tanto, anche perché dovrete ricevere per mail la conferma alla vostra richiesta.

Tra le cose da acquistare prima della partenza ci sono sicuramente i lucchetti TSA (che, in caso di controllo, la sicurezza aeroportuale può aprire con una sorta di chiave universale), e almeno un adattatore universale per la corrente elettrica. Piccolo appunto specialmente per le donne che sono (giustamente) solite mettere in vaglia intere case per ogni minimo spostamento: controllate che il vostro phon, la vostra piastra o il vostro Silk Epil vadano d’accordo con la correte a 115-120V, altrimenti acquistateli per l’occasione.

Per il telefono, vi consiglio di acquistare direttamente a NY una sim che vi permetta di avere Giga illimitati (assolutamente indispensabili se volete utilizzare Google Maps per gli spostamenti e per orientarvi) da At&T o da T-Mobile. Noi abbiamo speso circa 50$, e abbiamo utilizzato le nostre sim personali soltanto in albergo o comunque nei posti in cui fosse presente il wi-fi (che è praticamente ovunque).

Ultima accortezza: prenotate dall’Italia una navetta che, all’arrivo in aeroporto, vi accompagni all’albergo. Abbiamo sentito di molti turisti che sono stati truffati perché, stanchi dal viaggio, si sono affidati al primo autista disponibile e hanno speso centinaia di dollari per uno spostamento che, se prenotato un anticipo, può costare al massimo 40$ a testa.

Ok, mi sembra di non aver dimenticato niente. Nel caso aveste qualche domanda o curiosità, chiedete pure! Non appena troverò il tempo per farlo, pubblicherò qualche post col racconto vero e proprio del nostro viaggio a New York così che possiate trovare degli spunti interessanti sui luoghi che vale la pena visitare.

A presto!

 

Il mio viaggio “fai da te” a New York