L’amore non muore di morte naturale. Muore per abbandono e negligenza. Muore per cecità e per indifferenza. E avendolo dato per scontato. Spesso le omissioni sono più letali degli errori consumati.
Alla fine, l’amore si estingue per inanità. Per non essere stato coltivato. In effetti, non cessiamo di amare più di quanto l’amore sboccia. Quando l’amore muore, uno o entrambi i partner lo hanno trascurato, non hanno saputo nutrirlo e rinnovarlo. Al pari di ogni altra entità che vive e cresce, per mantenerlo vitale l’amore esige sforzo.
A questa celebre citazione di Anaïs Nin, figlia del compositore cubano Joaquín Nin, potrebbe esserci tutto o niente da aggiungere. D’altronde il detto parla chiaro:”a buon intenditor, poche parole”. E del resto, capita spesso che ad aggiungere qualcosa, vengano meno l’essenza e la bellezza a cui poco prima eravamo riusciti a dar vita. Ma visto che il blog è mio e che posso scriverci quello che mi pare, sento di doverci mettere del mio, per quanto personalmente già mi sia chiaro il significato profondo di quelle parole.
Mi piace pensare all’amore come ad un figlio, ad una sorta di creatura che nasce e cresce tenendo per mano le due persone che le hanno dato la vita (che poi siano un lui e una lei, due lei o due lui, questo poco importa). Come un bambino che ancora non sa capire il mondo, così l’amore ha bisogno di scoprire a fondo la propria natura, ha bisogno di essere nutrito ogni giorno, di essere coltivato e coccolato. Avete mai conosciuto un bambino sereno, i cui genitori siano stati sempre e soltanto capaci di maltrattarlo e trascurarlo? Io no. E allo stesso modo, un amore che nasce per essere poi dato per scontato, non è un amore sano.
Quando ero più piccola, davanti a parole come queste immaginavo di dover ripetere come un mantra a me stessa e agli altri “sono innamorata, sono innamorata”; e qualsiasi discorso o accadimento mettesse in dubbio il mio sentimento, andava subito calpestato senza neanche essere preso in considerazione. Avevo una fottuta paura, una mattina qualunque, di svegliarmi e sentire di non essere più innamorata della persona che avevo a fianco. Ma “coltivare” l’amore non è questo. E’ piuttosto essere parte attiva di un gioco di squadra, il cui campo è sempre e soltanto quello del confronto, mai dello scontro. Perché quando due compagni di squadra cominciano a sfidarsi tra loro senza cercare di comprendersi, la partita è persa in partenza. Quando si è fuori dal campo di gioco, ognuno singolarmente ha il dovere di lavorare su se stesso come individuo, al fine di capirsi a fondo e poter donare all’altro, e all’amore che li unisce, una persona ogni giorno sempre più forte e stabile, capace comunque di mettersi sempre in discussione, ma mai di farsi scendiletto o zerbino che dir si voglia.
Per me, l’amore è tutta una questione di equilibrio: non troveremo mai un’altra persona in tutto e per tutto identica a noi, con lo stesso “peso specifico”, da mettere seduta ad una precisa distanza soltanto per non correre il rischio di cadere e farsi male. Certamente possiamo trovare una persona con un peso specifico diverso, ma che sia disposta, come lo siamo noi, a venirci incontro o fare un passo indietro nel momento opportuno, al fine di mantenere l’equilibrio perfetto che consenta ad entrambi di non cadere mai. E per ottenere questo equilibro, servono impegno e attenzione. In caso contrario, nel caso in cui mancassero l’impegno e la dedizione necessari, il salto nel vuoto potrebbe fare molto male.
La penso come te, e mi piace l’immagine che hai usato, l’amore come un figlio… va accompagnato sempre :))
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l’amore come un figlio, giusta immagine, ma, tanto per essere cinico, a volte per quanto affetto e cura profondi in un figlio questo cresce male e delude le aspettative. Anzi, a volte, il dubbio è che cresca male proprio per il troppo affetto e le troppe cure, e questo vale anche per l’amore.
ml
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Giustissimo, la ricetta perfetta non esiste, ma diciamo che, in linea di massima, se non te ne prendi cura affatto, le speranze che possa farcela sono più o meno pari allo zero 😅 d’altronde il rischio fa parte della crescita di un figlio come dell’amore, quello va preso per quello che è e gestito al momento…se no sarebbe tutto troppo facile 😋
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